
L'ennesima prova dell'involuzione subita dalla destra politica italiana ce la fornisce il direttore aennino del TG2. Mauro Mazza di fronte al montante fenomeno di Beppe Grillo e della sua antipolitica, non trova di meglio da fare che autonominarsi difensore d'ufficio della partitocrazia. In completino grigio-democristiano e in perfetto linguaggio politically-correct, evoca precedenti di cattivi maestri, pazzi e pallottole. Come se il movimentismo del comico genovese fosse una fucina di fanatici estremisti e un pericolo per le istituzioni. Una visione, la sua, ridimensionata perfino dal suo datore di lavoro Gianfranco Fini, il quale, forse, si è ricordato di quando faceva parte di una forza politica che scelse fin dalla costituzione di non chiamarsi "partito" e che della lotta alla partitocrazia e alla degenerazione della politica fece la sua stessa ragione di essere.