Diciamolo: questa campagna elettorale noiosa e
insignificante si è conclusa col botto. Un risultato al foto-finish degno delle
migliori sceneggiature di suspence. Una dura prova per le coronarie del povero
Bersani, che adesso deve fare i conti con la cronica incapacità della sinistra
di vincere in maniera netta le elezioni politiche. Forse, o per meglio dire
sicuramente, per il semplice motivo che in Italia la sinistra è storicamente, culturalmente,
numericamente e oseremmo dire antropologicamente minoritaria. Non che la destra
se la passi meglio, intendiamoci, ma da questa parte c’è almeno la causa tangibile della cervellotica
frammentazione di un’area che, se coesa, potrebbe tranquillamente
rappresentare, anche in termini elettorali, un significativo serbatoio ideale e
programmatico. Una sorta di élite dei valori, un baluardo di onestà, competenza
e giustizia sociale di cui si avverte da troppo tempo la mancanza. E invece la
smodata ambizione di tanti piccoli leader, di tanti “ducetti in sedicesimo”, fa
sì che una volta si regalino voti alla lega, una volta a Grillo o a Giannino e
in pratica la vittoria a un centrosinistra in caduta libera.
La situazione è talmente ingarbugliata che neanche i più
ottimisti addetti ai lavori azzardano soluzioni praticabili. A dimostrazione di
quel che da tempo andiamo ripetendo, ossia che tutto l’agitarsi delle forze
politiche è pura e semplice esercitazione di stile e che a sancire l’inutilità
del voto sarà, ancora, una conclusione extra parlamentare della crisi politica.
Rimane, ci sia concesso, una impagabile soddisfazione:
quella della trombatura di certi ignobili personaggi che infestavano il
parlamento. Uno in particolare, l’uomo di Montecarlo, il cognato di Tulliani,
colui che ha smantellato la destra italiana e il suo patrimonio di sacrifici,
di sangue e di testimonianza. Ciò che non furono in grado di fare i
ciellenisti, i comunisti, i brigatisti, certi magistrati, quasi tutta la stampa
e l’opinione pubblica antifascista, è riuscito, nell’arco di tre lustri, a quel
tipo segaligno che entrò nel MSI perché voleva vedere il film “Berretti verdi”.
E che mise se stesso e la sua vanagloria al di sopra di tutto e di tutti.
Seppur tardiva la fine che spetta ai traditori ha reso anche a noi un po' di giustizia e di buon umore.