Così il cerchio si chiude. Berlusconi chiede a La Russa di
fare un partito di destra con Storace. (forse l’ha confuso con Allegri e gli
detta la formazione…) Ora, a parte che Storace il suo partito già ce l’ha e
quindi sarebbero semmai La Russa e soci a chiedere di entrarci, si compie
quello che, modestamente, diciamo da anni: la nascita del PdL è stata una
mostruosa operazione di bio-ingegneria politica. L’esperimento cervellotico di
un deus ex machina impazzito che ha creduto di poter creare un partito così
come si crea una azienda qualunque. Senza storia, senza ideali, senza valori e
senza identità. Un fallimento del quale il principale responsabile, Berlusconi,
non sarà mai chiamato a rispondere. Anzi, con la solita protervia imputa a
tutti gli “altri” la crisi del centrodestra e rilancia uno scenario
pre-predellino. Demenza senile. C’erano già due partiti che costituivano
l’ossatura della maggioranza di centrodestra e che raccoglievano più del
quaranta percento dei voti. Un capitale dilapidato che difficilmente potrà
essere recuperato con improbabili ri-edizioni. Perché alla fuga dalle urne
degli elettori “moderati” hanno contribuito diversi fattori: il rivoltante
spettacolo dei festini di Arcore e dei bunga-bunga, l’emersione continua e
desolante dei Fiorito di ogni latitudine che sguazzavano nei privilegi e nelle
ruberie, una casta di nominati dedita alle peggiori pratiche della prima
repubblica, la evidente e conclamata incapacità di governare e di cambiare il
paese, ma soprattutto l’aver consentito e favorito, anche a causa delle
pratiche di cui sopra, la nascita del governo Monti. Il più odiato dagli
italiani, ai quali importa una sega se ha costituito una sospensione della
democrazia o una sorta di golpe, ma ai quali frega e parecchio di esser stati massacrati con l’assenso o tuttalpiù
il silenzio di chi avrebbe dovuto rappresentarli e difenderli. La classe media,
la piccola imprenditoria, le fasce sociali più deboli, tutto l’elettorato
autenticamente non di sinistra protagonista di quella grande stagione di
rinnovamento e di speranza che portò il cavaliere al governo, ha già dato. Il
risultato è questo: niente rinnovamento, niente più speranza e tra pochi mesi
la sinistra al governo. Difficile che i delusi del centrodestra tornino a dare
fiducia agli stessi soggetti che in pochi anni hanno cambiato così in peggio la
loro vita.
27 novembre 2012
21 novembre 2012
Si salvi chi può.
Le improbabili primarie del PdL assomigliano sempre di più a
una farsa. Nessuno sa quando, come e soprattutto se si terranno, ma tutti si
agitano per organizzarle. Qualcuno, forse troppi, anche per candidarsi.
Chiariamo subito un punto: le cosiddette primarie per la scelta del candidato premier sono una vera e propria
stronzata. Una patetica scimmiottatura di quanto accade, con ben altri
risultati, nel centrosinistra. Un partito vero, che avesse il necessario dibattito
interno, che promuovesse la meritocrazia come regola e non come slogan e che,
soprattutto, celebrasse veri congressi a scadenze regolari, il proprio leader e
quindi il candidato premier se lo troverebbe già bello e pronto. Decisamente
più utili sarebbero delle primarie per individuare altri tipi di candidati, dal
sindaco al parlamentare passando da tutte le cariche alle quali oggi si viene
gentilmente nominati.
Ma tant’è: è bastato l’annuncio, a giorni alterni, del
ritiro di Berlusconi che si è scatenata la bagarre. Tutti a sgomitare come se davvero si dovesse scegliere il
prossimo presidente del consiglio. Ma non è abbastanza chiaro a tutti che,
semmai le primarie andassero in porto, si tratterebbe di individuare il
candidato del terzo partito italiano? Un partito del quindici percento nella migliore
delle ipotesi e destinato ad una lunga e meritata opposizione. A meno che,
verosimilmente, non si lavori per una soluzione che prolunghi l’esperienza del
governo “tecnico” e riproponga la possibilità di ulteriori inciuci e di nuovi,
miseri, posti di sottogoverno.
In realtà la fibrillazione che ha colpito quel che resta del
PdL assomiglia ad un “rompete le righe”, dove tutti i più o meno celebri
personaggi responsabili del fallimento del centrodestra cercano spasmodicamente
di salvare le proprie personali posizioni di privilegio.
02 novembre 2012
Addio Pino.
E' morto Pino Rauti, storico esponente del Movimento Sociale Italiano.
Noi che all'interno del partito ne siamo sempre stati, cameratescamente, avversari non possiamo che riampiangere la sua statura culturale, politica ed etica. Al cospetto di tutta la melma che si è riversata da quel che rimane del vecchio MSI la figura di Rauti si staglia come un monumento.
Noi che all'interno del partito ne siamo sempre stati, cameratescamente, avversari non possiamo che riampiangere la sua statura culturale, politica ed etica. Al cospetto di tutta la melma che si è riversata da quel che rimane del vecchio MSI la figura di Rauti si staglia come un monumento.
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