16 maggio 2006

La seconda svolta di AN.

Un utente ci ha chiesto quale è stato, secondo noi, il momento in cui Alleanza Nazionale ha effettuato quella che lui definisce "la seconda svolta in senso centrista, neo-liberista e antifascista del partito di Fini".
Siamo consapevoli di non poter fornire a tal riguardo una risposta esaustiva e quindi apriamo questo post per raccogliere opinioni e commenti dai nostri numerosi visitatori. Abbiamo però una nostra modestissima teoria.
Alleanza Nazionale nacque, come proposta politica ancor prima che come partito, nel 1994 sulla scorta di spinte e sollecitazioni esterne ed interne al MSI-DN.
Per quanto riguarda quelle esterne è ormai celebre il ruolo di "padre fondatore" di Domenico Fisichella al quale si deve anche lo stesso nome della nuova formazione politica. Meno celebrato ma invero assai più determinante il ruolo svolto da Silvio Berlusconi. Il futuro leader del centrodestra, con ammirabile lungimiranza, con il suo pubblico appoggio a Gianfranco Fini alle comunali di Roma del novembre 1993, contribuì a far ottenere il 47 percento dei voti al Movimento Sociale e contemporaneamente a far sdoganare tutto l'ambiente del neo-fascismo italiano. Berlusconi comprese subito che nel nuovo sistema maggioritario nessuno avrebbe più potuto tenere in frigorifero i voti dell'unico partito di destra, tanto più che questo sembrava attestarsi saldamente su percentuali a due cifre. Questo però comportava la necessità di dolorosi "strappi" ad una ortodossia e a certi rituali che, in verità, erano più nell'immaginario degli avversari che non nella pratica dei missini.
Ma anche dall'interno del MSI-DN arrivavano le spinte per la costruzione di una destra nuova, moderna e all'altezza delle nuove sfide che la caduta del muro di Berlino e la fine delle ideologie le ponevano di fronte. Il cuore pulsante - e anche il cervello - di questa esigenza di cambiamento ha un nome e un cognome: Pinuccio Tatarella. A lui e non certo agli omuncoli che gli scodinzolavano intorno si deve riconoscere la capacità di far navigare la nave di AN in acque aperte, su rotte che nessuno prima aveva osato esplorare. Oggi si direbbe un ideologo. Ma anche un personaggio che, unico, era in grado per autorevolezza e per carisma di "tenere a bada" un Gianfranco Fini ancora acerbo, come politico e come uomo.
L'otto febbraio 1999 Tatarella muore improvvisamente.
Fini si ritrova senza guida, senza la vera mente pensante e senza tutela. E da allora non ne ha più azzeccata una. E' vero che prima della repentina scomparsa di Tatarella si era celebrata la conferenza di Verona, con tutto il valore di svolta "liberal" che in quell'occasione si era affermato. Ma chissà che piega avrebbe preso in seguito se a guidarla ci fosse stato ancora il politico pugliese.
Fini da solo non ce la fa. E' stritolato all'interno dalla piovra delle correnti, all'esterno da situazioni più grandi di lui. Il primo appuntamento che gestisce senza la tutela di Tatarella sono le elezioni europee del 1999. Un disastro. Fini si fa infinocchiare persino da un politico da barzelletta come Mario Segni. Da allora in poi l'improvvisazione, la contraddizione, l'approssimazione diventano i suoi tratti caratteristici. Coinvolgendo in questo tutto il partito.
La nave adesso si trova, è vero, in mare aperto, ma al timone non c'è più nessuno.

04 maggio 2006

D'alema Presidente? Perché no?



Ci hanno invitati ad intervenire sull'argomento collegandoci ad un blog che riportiamo:


No D'alema Presidente della Repubblica

Dopo il rifiuto di Ciampi al secondo mandato, si prospetta un toto candidati da brividi. La coalizione di centrosinistra, guidata da Prodi, da più giorni fa trapelare la candidatura di Massimo D'alema alla Presidenza della Repubblica. L'attuale presidente dei Democratici di Sinistra, partito che a malapena raggiunge il 17% dei consensi in Italia, dovrebbe ricoprire la più alta carica dello Stato?
Quanto poco rispetto per le istituzioni c'è dietro a questa candidatura! Un vero e proprio ritorno al passato, quando nella prima repubblica la nomina a Capo dello Stato faceva parte degli accordi di Governo!
(www.nodalema.blogspot.com)


Vediamo di capirci.
Noi non nutriamo nessuna simpatia per il presidente diessino e in questo, crediamo, siamo in buona compagnia. Anche se condividiamo la felice analisi di Adornato: "D'alema appare molto antipatico ma anche molto capace. In realtà è molto meno antipatico e molto meno capace di quanto appare". Ma per quale motivo non potrebbe ambire al colle più alto? Perché è un ex comunista? E allora Gianfranco Fini, per dirne uno, dovrebbe essere escluso dalla corsa al Quirinale per ragioni identiche e contrarie? Andiamoci piano con le delegittimazioni: specialmente quando si è ancora sotto osservazione per la propria, di legittimazione.
Imbarazzante per il Paese un Presidente post-comunista? Questa repubblica da operetta, nata dalla resistenza e bla bla bla ha già avuto quello che si meritava. O forse per i moderati benpensanti di oggi il partigiano Sandro Pertini è stato meno imbarazzante del baffino nazionale? E quella vera e propria vergogna italica che rispondeva al nome di Oscar Luigi Scalfaro, ce la siamo già scordata?
No, ci dispiace, non siamo d'accordo. L'Italia, ahinoi, è una repubblica parlamentare: se D'alema in parlamento ha i voti necessari per essere eletto, che faccia pure il Presidente. In confronto allo scempio che farà il futuro governo (con tanti comunisti ancora in servizio) questo ci sembra proprio il male minore.