28 luglio 2010

Aria di tempesta.



(...) Quando il Cav lo prese sotto la sua ala, Gianfranco era il pittoresco e nostalgico capataz di un piccolo partito emarginato che si ispirava al fascismo. Condotto per mano dal manigoldo che oggi vorrebbe epurare, ha trasformato il Msi in An e ha cominciato a viaggiare in Europa. Le sue amicizie, un tempo limitate a Le Pen, si sono dilatate nel vasto mondo. Incapace, in passato, di farsi eleggere sindaco di Roma è riuscito poi a essere vicepremier e ministro degli Esteri. Ha stretto le mani di capi di Stato, è stato ricevuto con ogni onore a Gerusalemme nonostante il mussolinismo degli esordi. Ora, è presidente della Camera. Però, non passa giorno che non tenti di azzannare, come la pariniana vergine cuccia, il piede che lo ha catapultato verso cotante altezze. Se c’è un uomo che non si è fatto da sé, questo è Fini. (...)
Il Giornale, 28 luglio 2010


Noi, intanto, seduti in riva al fiume...