22 gennaio 2013

Siamo tutti ex qualcosa.

Finalmente è ufficiale: Riccardo Migliori è un ex deputato della Repubblica. Dopo qualche decennio trascorso a spadroneggiare nella destra toscana e a decidere le sorti elettorali altrui, anche lui subisce lo stesso trattamento. E subito si dimette dagli incarichi di partito diventando anche l'ex vice-coordinatore regionale del PdL. Lo fa, dice, non a causa della mancata ricandidatura, ma perché in Toscana gli ex aenne sarebbero stati troppo penalizzati. Quando si dice la nobiltà d'animo unita ad una pura e solare dedizione ai principi e mai agli interessi personali...
Ora, verrebbe da ricordargli che l'ex ministro Altero Matteoli è praticamente candidato capolista per il Senato e che il suddetto è, per l'appunto un ex aenne. Niente male come penalizzazione. La stessa che è toccata a Maurizio Bianconi, ex voce fuori dal coro, costantemente critico nei confronti del sostegno bipartisan al governo Monti, prodigo di contumelie nei confronti del PdL e dello stesso Berlusconi e prontamente "tacitato" da una candidatura ad alto tasso di eleggibilità.
Caro Migliori, può anche capitare che dopo trenta anni passati sugli scranni del consiglio regionale e della camera dei deputati, si debba fare spazio ad altri. Quello che non dovrebbe capitare è che tutto questo tempo non lasci nessun segno tangibile del proprio passaggio. Ed è esattamente questo ciò che ti rimproveriamo: non c'è traccia di un qualsivoglia "lascito" della tua attività parlamentare regionale e nazionale a favore dei vari partiti dai quali avevi ricevuto il mandato. Non una sezione aperta, né un circolo, nessun interesse a favorire la crescita di una nuova classe dirigente, nessun impiego di risorse. Solo tanta "bravura" e tanta autostima. Esperienza e capacità, certo, ma sempre a proprio uso e consumo e mai a vantaggio del partito.
Siamo stati ex fascisti, poi, sciaguratamente, ci costringeste ad essere ex missini per poi diventare ex aenne; chi come me perché si rese conto che quella non era aria, chi come te in una triste sera in cui il padrone salì sul predellino di un'automobile...
Adesso tanti ex camerati sono in più anche ex pidielle e ancora si affannano a trovare il loro posto nel mondo. O il loro posto in lista.
Noi, distaccati ma curiosi, aspettiamo la prossima metamorfosi. C'è sempre tempo per diventare ex qualcosa.

09 gennaio 2013

Fini e Casini: due contorni, mai un primo...













              di Marcello Veneziani

Per una vita, e per una repubblica, Fini e Casini soffrirono il ruolo di paggetti a fianco a Berlusconi. Non sopportavano di essere secondi e terzi, inchiodati dalle loro personalità e dalla consistenza dei loro partiti. Subirono l'Ego straripante di Berlusconi, loro che avevano pensato - come il gatto e la volpe - d'intortarlo, lui ricco ma sprovveduto di politica. Poi Casini, dopo aver remato contro per un po', si ammutinò e si mise in proprio. Fini restò ancora accucciato, ma poi avuto l'osso, la presidenza della Camera, cominciò ad abbaiare. E anziché aspettare il suo turno, che sarebbe venuto proprio adesso, di guidare il centrodestra, sbroccò e fece sbroccare pure il Cav. Fini e Casini godettero del tifo di giornali e potentati, ma non cavarono un ragno dal buco, al più trascinarono nel gorgo della dissoluzione tutto il centrodestra.
Ora i due levrieri si sono di nuovo accucciati ai piedi del nuovo Tutore, il prof. Monti, e come allora pensano di intortarlo, spremendolo e poi buttandolo via. Ma quando si è passata una vita a seguire qualcuno - Forlani o Almirante/Tatarella, e poi insieme Berlusconi - la seconda vita è la ripetizione farsesca della prima. A sessant'anni suonati o incipienti si ritrovano l'uno senza più il capiente ombrello democristiano e centrista come riparo, l'altro senza i voti e la popolarità ma con l'odio della destra, riassunti nel ruolo di body-guard di Monti, a sua volta segugio di altre sovranità. L'eterna pubertà di Pierfurbo e Gianfalso; una vita da insalate di contorno.