17 dicembre 2012

Tutti uniti, separatamente.

Si parlava della diaspora ex-missina in seguito alla probabile ristrutturazione di quello che fu il partito di Berlusconi. Di come la destra italiana soffra di questa strana sindrome per la quale non sarà mai possibile un fronte unico ed unitario di chi si oppone, culturalmente in primis, alla accozzaglia antifascista.

Postiamo un passo dell'interessante articolo di Gabriele Adinolfi che analizza una prima parte del tema: la polverizzazione della galassia ex Alleanza Nazionale.

"Di qui si può agevolmente comprendere sia l'implosione del soggetto post-missino che sembra essersi spaccato in sei parti, sia l'assenza di prospettive a medio termine per ognuno degli spezzoni.
Sei parti abbiamo detto. Una, con Fini, alla volta del laicismo progressista, una con Alemanno all'inseguimento di Cl e della nuova Dc con tanto di “Fondazione De Gasperi”, una con La Russa e Gasparri che provano a riproporre An riverniciata, una con Storace che cerca di saldare il nostalgismo di An e quello del Msi, una con Matteoli che gioca ancora la carta del populismo berlusconiano, un'ultima affidata alla Meloni che vorrebbe dare al centrodestra una svolta rottamatoria alla Renzi.
Non ci vuole un politologo e neppure un astrologo per stabilire che questi progetti altalenanti e  in quotidiana revisione non hanno un filo conduttore, sono senza prospettive chiare e  al massimo consentiranno a componenti umane (umane, non politiche) di partecipare in ordine sparso a qualche nuova ammucchiata. Ma il capitale politico, lo stesso capitale elettorale, è stato sperperato e l'impressione è che coloro che lo gestivano non se ne siano accorti.
Così gli spezzoni dello stato maggiore sembrano impegnati a contendersi un voto che hanno già perso in gran parte nel momento stesso che non si sono ribellati a Monti e che hanno dilapidato in una porzione ancora maggiore in seguito dimostrandosi così divisi, indecisi e fumosi. 
Fanno un affidamento erroneo sui numeri del passato e ne fanno uno corretto ma molto meno cospicuo su quello che vedono intorno a loro, ovvero su quanto di clientelare hanno consolidato (in particolare quelli che puntano alla Dc) o su quanto di strutturato e militante possono vantare (in particolare la componente che fa capo alla Meloni).
Ma l'elettorato dov'è? E in cosa dovrebbe riconoscersi?
Sembra che nessuno se lo sia chiesto, visto che le risposte sono leggere e di pura superficie oltre ad essere molto discutibili sul piano valoriale (primarie, voto di preferenza, ricambio generazionale: insomma un democraticissimo nulla ricalcato sul modulo americano).
Rivolta fiscale? Organizzazione sociale? Risposta economica? Alternativa sistemica? Linea energetica? Svolta geopolitica? Nulla di nulla. Solo interventi di facciata o, al massimo, di comunicazione, che però non differenziano i soggetti post-post-fascisti da nessun altro, per nessuna cosa.
Sono delle proposte uniformi a qualsiasi altro soggetto, indifferenziate e indifferenzianti."