I fuochi d’artificio che hanno
salutato l’investitura di Renzi come nuovo leader del PD non hanno coperto il
fragore delle parole d’ordine del sindaco di Firenze al suo popolo: voglio
prendere i voti anche di chi non ci ha mai votato, di chi non voterebbe mai PD!
Questa la sintesi dei lavori della Leopolda, nonché la sintesi del
Renzi-pensiero in termini di strategia elettorale. Una strategia, va detto, che
agli altri candidati alla segreteria del partito, così come a tutta la vecchia
guardia in odore di rottamazione, fa venire un fortissimo mal di pancia. Perché
significa spostare l’asse dell’azione politica dalla zona dei valori a quella
della convenienza, dai pascoli sicuri e rassicuranti dell’ortodossia a quelli
inesplorati e pericolosi dell’eresia.
Come si fa a non capire – dice
ancora il Renzi – che conta più una croce sulla scheda elettorale di una
qualsiasi bandierina? E come si fa, aggiungiamo noi anche a beneficio di tutti
gli ex elettori del centrodestra affascinati dal linguaggio renziano, a non capire
che abbandonare valori simboli e bandiere è esattamente il contrario di quello
che occorre, oggi più che mai, alla politica?
Facciamo un esempio: io sono un
cittadino italiano che da molti anni non vota più. Non ho mai votato PD, non
l’avrei mai votato e sicuramente non lo voterei in futuro. Sono, insomma, uno
di quei pesci che Renzi vorrebbe catturare nella sua rete. I casi allora sono
due: o io divento un po’ come Renzi o lui diventa un po’ come me. Matteo, stai
diventando per caso un po’ “fascio”? Sappi che solo in questo caso potrei darti
il mio voto. A dire il vero i suoi reiterati appelli allo ius soli, le sue
proposte sulla questione clandestini (clandestini, Renzi, non migranti;
migranti un cazzo) e le leggi che servono a contrastare il fenomeno, non mi
pare che lo possano rappresentare in orbace, tutt’altro. Ha ragione Veneziani
quando dice che Renzi non è altro che l’imitazione farlocca di
Berlusconi-Belzebù. Il dramma è che molti elettori di centrodestra sembrano
preferirlo all’originale.