25 gennaio 2012

L'insostenibile leggerezza dell'essere.


Una volta, quando ancora le nostre vite non erano state sconvolte dalla globalizzazione, le cose erano più semplici. Vite, appunto, ognuna con la propria peculiarità, non simulacri di esistenze tutte in fotocopia e nessuna chiaramente distinguibile dalle altre. Cloni. Dell’apparire e soprattutto dell’essere. Del pensiero.
Anche far politica era semplice. Sceglievi dei valori di riferimento, ti appropriavi di qualche ideale e ti guardavi in giro. Qualche partito che facesse al caso si trovava di sicuro. Scelta e iniziazione. Semplice: se stavi nel MSI eri un fascista, se stavi nel PCI eri un comunista, se stavi nella DC eri un verme, se stavi nel PSI eri un ladro. Come facevi a sbagliarti?
Poi se a qualcuno queste etichette sono rimaste appiccicate addosso e ad altri no, è un altro discorso. Qualità della stoffa forse. Forse qualche valore e qualche ideale hanno affrontato il tempo meglio di altri. Resistenza. Chi l’avrebbe mai detto?
Oggi, certo, è diverso. Oggi ci sono dei giovani, che hanno l’età di quando noi eravamo già vecchi, che ti dicono che in politica i valori non contano più. Amen. Che i partiti sono il mezzo di trasporto di ogni cosa che vi si possa stipare. Tutti sopra. Tutti uguali. Poi ci si stupisce se cresce l’antipolitica, se la gente schifa i partiti come la peste.
Ma, ti dicono, non ho tradito. E non tradirò. Cosa, di grazia? Oggi che non c’è più niente da tradire? Niente ideali, niente giuramenti, niente sangue. Noi, noi vecchi, forse abbiamo tradito, anche se inconsapevolmente. Noi che non siamo riusciti ad impedire ad una élite di farabutti di spegnere la fiaccola che altri ci avevano consegnato. Anzi, la fiamma.
Ma oggi che vuoi tradire? L’acqua di Fiuggi? Tranquilli. Fa più ridere questa smania di voler a tutti costi apparire, secondo le circostanze, qualcosa di “altro” rispetto a ciò che le convenzioni - e le posizioni - impongono. Sei fascio? E come fai a stare nel PdL? Sei un compagno? Mai con Storace. Sei un verme o un ladro? Hai diverse possibilità di scelta.
Ah! Questa insostenibile leggerezza dell’essere!

18 gennaio 2012

Celestino V


Nei giorni scorsi qualche giovane di belle speranze aveva gettato un sasso nello stagno del PdL di Prato, alle prese (il partito, non i giovani di belle speranze) con grossi problemi di origine intestina.
Crisi di identità, assenza di democrazia interna, dibattito azzerato, scollamento dalla base e dagli elettori, carrierismo e mancanza di meritocrazia.
La rivolta di questi giovani (ma fino a che età ci si può considerare tali?) ha quantomeno costretto le cariatidi berlusconiote a munirsi di carta e penna per scrivere ai mezzi di informazione. Talvolta per dire delle vere e proprie scempiaggini.
Ma il volo dei ribelli è durato poco. Del resto sempre di pidiellini si tratta. Di soggetti cioè in procinto di approdare a quella nuova Democrazia Cristiana che sta sorgendo sulle ceneri di Forza Italia e AN.
Soggetti ai quali potremmo, se ne valesse la pena, insegnare che se ci si mette “contro” lo si fa per davvero. Con tutte le forze, ma soprattutto con la forza delle proprie ragioni, delle proprie convinzioni. Senza temere la sconfitta. Senza badare alle aspirazioni personali. Senza rimpianti se con questo mettersi “contro” si bruciano, sull’altare della coerenza, probabili carriere ed antiche amicizie.
Banchelli e Mugnaioni non avrebbero mai vinto il congresso pratese del PdL, ma la loro sarebbe stata la sconfitta onorevole di due uomini liberi e non la resa ignominiosa di chi “fece per viltade il gran rifiuto”.