18 gennaio 2012

Celestino V


Nei giorni scorsi qualche giovane di belle speranze aveva gettato un sasso nello stagno del PdL di Prato, alle prese (il partito, non i giovani di belle speranze) con grossi problemi di origine intestina.
Crisi di identità, assenza di democrazia interna, dibattito azzerato, scollamento dalla base e dagli elettori, carrierismo e mancanza di meritocrazia.
La rivolta di questi giovani (ma fino a che età ci si può considerare tali?) ha quantomeno costretto le cariatidi berlusconiote a munirsi di carta e penna per scrivere ai mezzi di informazione. Talvolta per dire delle vere e proprie scempiaggini.
Ma il volo dei ribelli è durato poco. Del resto sempre di pidiellini si tratta. Di soggetti cioè in procinto di approdare a quella nuova Democrazia Cristiana che sta sorgendo sulle ceneri di Forza Italia e AN.
Soggetti ai quali potremmo, se ne valesse la pena, insegnare che se ci si mette “contro” lo si fa per davvero. Con tutte le forze, ma soprattutto con la forza delle proprie ragioni, delle proprie convinzioni. Senza temere la sconfitta. Senza badare alle aspirazioni personali. Senza rimpianti se con questo mettersi “contro” si bruciano, sull’altare della coerenza, probabili carriere ed antiche amicizie.
Banchelli e Mugnaioni non avrebbero mai vinto il congresso pratese del PdL, ma la loro sarebbe stata la sconfitta onorevole di due uomini liberi e non la resa ignominiosa di chi “fece per viltade il gran rifiuto”.

8 commenti:

  1. Banchelli torna a bordo, cazzo!

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  2. Caro Cerchio, la scelta fatta da me e Francesco, non è un abdicazione (Celestino V) ma tutt’altro.

    Crediamo invece che sia la strada da percorrere per riportare all’interno di un movimento politico come il PDL quei valori che abbiamo apprezzato e fatto nostri negli anni di militanza politica nella destra italiana.
    Non molto tempo fa nel tuo Blog ricordavi attraverso un bellissimo articolo di Veneziani, Giulio Cesare Andrea Evola, in una delle opere centrali per noi uomini di Destra.

    “Il detto orientale 'cavalcare la tigre' vale per il non farsi travolgere e annientare da quanto non si può controllare direttamente, mentre è possibile così evitarne gli aspetti negativi e forse anche ipotizzare una possibilità di indirizzo - esso quindi comporta l’assumere anche i processi più estremi e spesso irreversibili in corso per farli agire nel senso di una liberazione, anziché in quello di una distruzione spirituale.”

    Sia io che Francesco siamo estrazione di Famiglie Umili, per nulla radicate (per fortuna) negli ambienti dei poteri forti. L’esperienza ci ha insegnato che se non ne fai parte è impossibile controllarli, e allora perché non tentare l’altra via. Cavalcare la Tigre, usare nell’oggi le idee e il pensiero politico usando lo strumento della democrazia per indirizzarne l’azione!

    Abbiate fede gente, abbiate fede!

    Caro Vincenzo, porto nel cuore molti dei tuoi insegnamenti, primo fra tutti la dignità nelle scelte, so in cuor mio di non aver tradito, ne tantomeno tradirò!

    Un abbraccio
    Gianluca

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  3. Girolamo Savonarola23 gennaio, 2012 15:21

    Se dovessi rispondere al quesito che molti elettori del PDL si pongono in questo particolare momento di crisi, all’interno della classe dirigente pratese, la mia risposta sarebbe questa: curate innanzi tutto la scelta degli uomini.
    Un partito va in crisi quando non riesce a scegliere uomini adatti, per esperienza e rettitudine, a governarlo e guidarlo fuori dalle pastoie personali.
    Perché governare e dirigere bisogna, e nessuno che ne abbia avuto il consenso, deve sfuggire a questa responsabilità. Non si può andare al potere soltanto per acquisire onore, stipendi, prebende, presenziare ad inaugurazioni ed eventi. Governare deriva dal latino gubernum che significa “timone” e non c’è niente di peggio del lasciare il timone in balia di se stesso. Diffidiamo di chi si dedica alla politica perché non ha una propria professione o attività o lavoro da preservare, chi è di carattere mite e subordinato, o soltanto perché è incline alla oratoria. In più da parte di costoro c’è la affezione al potere che se per taluni è solo un fenomeno naturale, per molti diventa una questione di vita e di pane quotidiano. Sta di fatto che la fiducia in questa classe dirigente agli occhi dei loro concittadini è, oggi molto diminuita. Ecco che allora chi si ritiene di destra deve puntare su quella grande fascia giovanile di chi, nonostante tutto il freno dell’apparato partitico, vuole contare e protestare e cercano costantemente qualcuno che li faccia contare e protestare. Saranno minoranze, ma sono quelle che trascineranno e governeranno il futuro a discapito dei giovani di oggi che occorre dirlo, sono solo massa strumentalizzabile e fluttuante da moda a moda.

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  4. Patrizio Giugni24 gennaio, 2012 11:02

    Gianluca Banchelli è un politico preparato che non può non conoscere la massima di Ezra Pound:
    "Se un uomo non è disposto ad affrontare qualche rischio per le proprie idee, o le sue idee non valgono niente o non vale niente lui".
    Per noi uomini di destra queste parole hanno avuto un'importanza fondamentale. Forse per i "giovani di belle speranze" non sono più attuali.

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  5. ....caro Patrizio, ci sono cose che non si possono scrivere, ma credimi, per le nostre idee stiamo rischiando tanto, soprattutto Francesco. Non posso aggiungere altro. Un abbraccio anche a Te

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  6. Patrizio Giugni24 gennaio, 2012 13:07

    Certamente,per fortuna, non rischiate la vita. Comunque se ritenete giusta la vostra " battaglia" vi auguro una soddisfacente vittoria.

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  7. Ero indeciso se rispondere al primo commento di Gianluca, anche perché, per la verità, non ne avevo capito il senso. O per meglio dire, mi pareva e continua a parermi volutamente e astutamente fuori tema. In realtà nel post nessuno accusa chicchessia di aver tradito qualcosa, quindi, come mi insegnano i latinisti che frequentano questo blog, excusatio non petita...con quel che segue.
    Sembra piuttosto che Gianluca voglia, appellandosi alla mozione degli affetti, sviare l'attenzione da quella che è apparsa, a noi osservatori, come una pessima soluzione tattica. Può darsi che ciò risponda ad una strategia, che ovviamente ci è ignota, di ampio e progressivo respiro, ma ci permettiamo di dubitarne.
    Cavalcare la tigre sarebbe stato l'andare fino in fondo con la propria lista e in difesa delle proprie convinzioni. Accreditarsi come leader dell'opposizione interna e guida della richiesta di cambiamento. Esattamente il contrario che non farsi aizzare contro i potenti di turno, relegarsi in un angolo e poi lasciare che a perdere sia qualcun altro.
    Comprendo bene, avendo fatto - a differenza di Giugni... -per qualche tempo attività in partiti politici, che ci sono cose che non si possono scrivere, ma mi rimane la curiosità di capire che differenza fa per Banchelli e soci che i loro fili siano mossi da Magnolfi anziché da Mazzoni.

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  8. l'errore, se così si può dire, è continuare a pensare che terze persone muovino le fila per noi. Abbiamo deciso di giocarci tutto tutti, le fila sono in mano nostra, gli altri quando va bene osservano con interesse. Stiamo cavalcando la tigre nel senso che dici tu Vincenzo, con la presunzione che ci è propria di credere che questa volta i tempi siano maturi per farci essere maggioranza. Non pretendo che si conosca lo statuto del PDL, figuriamoci, ricordo ai più che Coordinatore e Vicario hanno medesimi "poteri", egual peso nelle scelte. Nessun passo indietro, semplicemente, con Innaco, condivisione del fare politica, e del metodo. Daltronde come saprete da attenti osservatori, i partiti da tempo non sono più portatori di valori.

    Per quanto riguarda la mozione degli affetti, non credevo fosse così spiccata, ma chi se ne frega, sono abituato a dire quello che penso.

    Gianbanc

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