di Patrizio Giugni
Questa sembra essere l'unica attività di certi consiglieri comunali della maggioranza che
governa Prato. Guerra di posizione, come pronuncerebbero gli esperti di
strategia militare. Purtroppo e per fortuna, noi semplici cittadini non ci
ritroviamo di fronte ad uno scenario di guerra armata ma di faide
post-congressuali interne al PdL pratese. Ai “nostri” miracolati dal dio
Berlusca che ha permesso a variegati personaggi, poco avvezzi alla politica, di
sedere sui più alti scranni cittadini basta un intervento di un collega, anche
se presidente di commissione, che chiedeva conto di scelte operate dalla giunta
Cenni su spese relative ad incarichi professionali esterni da lui non condivisi
a scatenare una serie d’interventi di condanna nei confronti di colui che mette
a repentaglio sia il Sindaco che la sua giunta. Per chi come la maggior parte
della cittadinanza si trova ad affrontare momenti economici molto difficili, per
tutti quelli che hanno perso o sono in procinto di perdere il proprio posto di
lavoro, chiedere al Sindaco ed ai suoi sostenitori quanto ha chiesto il
consigliere Banchelli è oltremodo giusto e motivato da buon senso. Ritenere,
inoltre, che i soldi dei cittadini versati nelle casse comunali, in questo
particolare momento congiunturale, vengano in parte destinati ad aiutare le
famiglie in difficoltà, ad abbassare le tariffe per i servizi comunali, a
garantire un sostentamento ai più bisognosi, non è soltanto “carità cristiana”
ma dovere di un’amministrazione comunale. Forse il consigliere Banchelli non
risponde, appieno, al prototipo di consigliere allineato e coperto ai voleri
dell’asse Mazzoni-Benocchi-Giugni, ma certamente si avvicina alle risposte che
i cittadini pratesi si attendono dai propri amministratori. A noi, umili commentatori,
di quanto accade all’interno del governo cittadino non resta che commentare
un’epoca e un luogo, nel senso che dovremo esaminare quello che, almeno dal
punto di vista storiografico, è un breve arco temporale, un periodo di cui il
sindaco Cenni è protagonista assoluto.
Questi “pochi” anni di amministrazione
di centro-destra sono fondamentali, perché rappresentano uno snodo essenziale nel
passaggio della città da un regime semi-comunista al dispotismo principesco,
dalle attese post elettorali, al dominio di un uomo e della sua corte.