26 aprile 2011

Liberiamoci dai liberatori.


Come previsto, non c'è voluto un granché per piegare ancora una volta l'italietta democratica e antifascista ai voleri di Washington. Da oggi dobbiamo bombardare la Libia anche noi. Dopo aver assicurato per bocca di ministri e presidenti che mai avremmo infranto il fatidico articolo 11 della nostra sacra e inviolabile Costituzione. Quella nata dalla resistenza. Visto come la giudicano inviolabile i "liberatori" a stelle e strisce?
Tutto previsto dunque. Ma un dubbio ci assale: possibile che la Nato, con la sua preponderante forza bellica, abbia bisogno dei nostri quattro Tornado per vincere una guerricciola contro l'esausto esercito di Gheddafi? Siamo davvero così determinanti per l'esito vittorioso di questo conflitto? Ovviamente no. Quello che stati uniti e alleati europei vogliono ribadire è la sovranità limitata del nostro Paese. Con l'esautorazione e l'umiliazione delle nostre istituzioni si vuole "rimettere al proprio posto" l'Italia che negli ultimi anni aveva fatto un timido tentativo di sganciarsi dal giogo politico ed economico dell'america e della sua area di influenza. Una punizione per aver stretto patti con Tripoli a tutto vantaggio dell'Italia in termini di immigrazione e di approvvigionamento petrolifero. Una punizione, in prospettiva, per aver privilegiato rapporti di reciproca convenienza con la Russia di Putin. Insomma un richiamo all'ordine che ci vuole da quasi settanta anni sudditi delle superpotenze. Possiamo dire delle democrazie plutocratiche?
La stessa cosa, in fondo, che avvenne con l'Italia fascista che cercava autonomia e sviluppo dopo aver conquistato l'unità, senza dover più chiedere il permesso ai potenti della terra.
Berlusconi come Mussolini quindi? Come dicono gli odierni antifascisti? Per carità! Per stroncare le aspirazioni dell'Italia fascista fu necessaria una lunga guerra sferrata dalla più grande coalizione armata mai realizzata nella storia dell'umanità. Oggi è sufficiente che un meticcio e un nano alzino la voce.

07 aprile 2011

Norme transitorie.


di Francesco Maria Del Vigo

La proposta di abolire la norma che vieta la ricostituzione del partito fascista ha agitato il mondo politico e il presidente della Camera che l'ha definita assurda.

Roba d'antiquariato, cose da vecchi camerati. La proposta che ha fatto tanto discutere il mondo politico italiano di abolire la norma che vieta la ricostituzione del Partito fascista, parte da cinque senatori. Storie di neofascismo e di militanza missina, di sedi (anche se loro le chiamavano federazioni) chiuse col fuoco e di cambiamenti: da Salò a Fiuggi con qualche pit stop a Predappio. Poi i tempi passano e con loro l'Italia e anche gli uomini e così il fascismo rimane un fenomeno buono solo per finire sui libri di storia. Eppure l'idea di abrogare la norma transitoria continua a destare molto scalpore. "Questa proposta - spiega Achille Totaro, parlamentare del Pdl -, è stata presentata a più riprese da parlamentari di varie tendenze politiche. Penso ai radicali, ma anche a Fini che ha promosso questo tipo di iniziativa in passato". Fini, sì, proprio lui. Il cammino dal Fronte della Gioventù al "fascismo male assoluto" è stato un percorso lastricato di incertezze e indecisioni. C’è chi ricorre alla memoria storica per ricordare quelle battaglie vissute: "All’inizio di ogni legislatura presentavamo questo tipo di iniziativa. Lo abbiamo fatto quando eravamo Msi, poi nel ’94 e anche nel 2001".
Nella seduta del 16 maggio del ’94, viene ricordato, tutto il gruppo di Alleanza nazionale venne criticato da esponenti del centrosinistra - Occhetto in primis - per aver presentato una proposta di legge, "recante le firme dell’onorevole Fini, del vicepresidente del Consiglio dei ministri, Tatarella, del sottosegretario Trantino". In realtà lo stesso Occhetto riferì poi nei giorni successivi che la proposta fu ritirata. C’era anche la firma di Fini? "Può benissimo essere", conferma Donato Lamorte. "Quella è solo una questione di principio. Si può pure togliere la norma transitoria, tanto mica può ricostituirsi un partito fascista... C’è la legge Mancino", aggiunge l’esponente di Futuro e libertà e "comunque in quel tempo tutto il partito la pensava allo stesso modo". Ora per il presidente della Camera la proposta è una follia. Allora il fascismo era un patrimonio ideologico da attualizzare e portare oltre il giro di boa del millennio con il "Fascismo del duemila". Quando durante i comizi la folla missina inneggiava a Fini come "il nuovo Mussolini". Oggi la stessa proposta che fino a qualche anno fa non aveva problemi a sigillare con la sua firma è diventata "assurda". La storia è sempre la stessa e gli uomini anche, ma sono cambiati i fini...