26 giugno 2007

Ma chi vogliono prendere per i fondelli?


Claudio Martini, sciaguratamente governatore di questa sciagurata Toscana, annuncia trionfante: “Siamo i primi in Italia a tagliare il numero dei consiglieri regionali!” E’ vero, c’è un disegno di legge in tal senso presentato dal comunista Ghelli. E’ altresì vero che il suddetto disegno è ancora ben lontano dall’essere, non dico approvato, ma finanche discusso. Ma ciò che è più vero di tutto è che Martini finge di scordare che la Toscana è stata l’unica regione italiana ad aumentare il numero dei consiglieri da cinquanta a sessantacinque. Più di due anni fa, grazie al patto scellerato tra i vertici di DS, Forza Italia e Alleanza Nazionale. Un aumento del trenta percento di poltrone che ha automaticamente significato un analogo aumento della spesa per i contribuenti. Un patto sottoscritto dai ras locali di quei partiti nel totale disprezzo della volontà dei rispettivi elettori e sovente anche contro le indicazioni di autorevoli esponenti nazionali. Un inciucio volgare, arrogante e dispendioso al quale, per sovraccarico, si volle aggiungere il colpo di grazia dell’abolizione della preferenza.
Ora, sull’onda emotiva dei mugugni del popolo suddito sempre più alle prese con l’insostenibilità dei costi della pubblica amministrazione, cercano di cavalcare la tigre di una ritrovata “etica della parsimonia”.
Noi pensiamo che sia ormai troppo tardi per recuperare un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni logorato anche da simili episodi di malcostume. Ma se, per caso, si volesse dare un segnale in questa direzione suggeriamo che tutti i consiglieri che votarano per l’aumento dei seggi si dimettano all’indomani dell’approvazione del disegno di legge Ghelli. E che non si ripresentino alle future elezioni regionali: dal ritorno alle loro importanti occupazioni ne guadagnerebbero le istituzioni e l’intera società civile.

22 giugno 2007

Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna.

Sanità, Daniela Fini finisce sotto inchiesta
La vicenda che riguarda l'ex coniuge di Gianfranco Fini, che alcuni giorni fa ha annunciato con il marito la separazione consensuale, risale al febbraio di due anni fa ed era stata riportata nel marzo scorso da un settimanale. La deposizione di ieri è scaturita anche in seguito a quel servizio giornalistico sulla rapidità con la quale la «Panigea» -di cui Daniela Fini era socia- ottenne nel 2005, in sette giorni, la convenzione dalla Giunta regionale del Lazio allora retta dal governatore Francesco Storace, per la Tac e la risonanza magnetica. Due esami particolarmente costosi. Il coinvolgimento di Daniela Fini in questa parte dell'indagine sulla malasanità laziale deriva però dall'inchiesta della procura di Potenza, condotta dal pm Henry Woodcock, che portò in carcere anche Vittorio Emanuele di Savoia, e da un'intercettazione telefonica dell'aprile 2005 fra la stessa Di Sotto e l'ex segretario di Fini e senatore di An, Francesco Proietti Cosimi, all'epoca dei fatti anche lui socio della «Panigea».
La richiesta della convenzione a favore della «Panigea» è datata 11 febbraio 2005: la Asl Rm/C impiegò appena tre giorni per esaminare la pratica e dare parere positivo all'assessorato regionale alla Sanità. L'accreditamento arrivò il successivo 18 febbraio. Un lasso di tempo troppo breve, che ha insospettito gli inquirenti, visto che, in media, nel Lazio, per ottenere l'ok da parte della Regione ci vogliono sei mesi. Anche se, come è successivamente emerso dalle indagini, già dagli anni Novanta il poliambulatorio «Panigea» (che ha come socio di maggioranza Patrizia Pescatori, moglie di Massimo Fini, fratello del presidente di An e uno dei direttori sanitari del San Raffaele romano) godeva di altre convenzioni regionali per analisi cliniche, radiologia, cardiologia e riabilitazione.
(fonte: Corriere della Sera)

11 giugno 2007

Uomini e ambulanze.



ROMA - Bufera su Gustavo Selva, il senatore di An che sabato ha finto un malore per farsi trasportare da un'ambulanza negli studi de La7 superando così tutti gli ostacoli al traffico causati dalla visita di Bush a Roma. (ANSA)

Potrebbe sembrare una cosa da niente, una goliardata. Ma è sintomatico di cosa sia diventata oggi la politica con il suo carico di arroganza, di privilegi e di impunità. Per carità: di abusi se ne compiono ogni giorno e di ben più gravi, ma questo va segnalato per fantasia e dabbenaggine. Si, perché il prode senatore di AN non si è limitato a commetterlo ma ne ha fatto anche pubblico vanto. Da vecchio democristiano è tuttora convinto che lo Stato sia al suo servizio e non viceversa; da "alleanzino" si è trovato in buona compagnia visto che l'unica molla che muove il partito dei dipendenti di Fini è la ricerca spasmodica del privilegio, del potere fine a se stesso, della "sistemazione" personale. Una casta nella casta i cui accoliti, come è stato appropriatamente detto, dopo aver assaggiato il Sauternes difficilmente si accontenteranno di tornare a bere lo Zibibbo...