23 maggio 2007

La grande verità.

All’improvviso, nel 1989, il paradiso sovietico si è disfatto. Sono emersi la fragilità, l’inganno e le miserie del comunismo e del socialismo reale. Non soltanto nell’URSS, ma in tutti gli stati satelliti di Mosca. Anche il PCI è stato travolto dal crollo. I comunisti italiani sono stati obbligati a mettersi allo specchio e a scrutarsi con uno sguardo diverso rispetto al passato. Su questa famiglia rossa, in preda allo choc, si sono poi abbattute altre disgrazie impreviste. La scissione del 1991 e la nascita di Rifondazione Comunista. La perdita di forza elettorale. Una crisi di immagine profonda. Anche la conquista del governo del 1996 è avvenuta sotto la guida di un democristiano come Romano Prodi. Insomma una catastrofe ininterrotta. Bene, cosa restava a questi sinistrati? Di fatto soltanto l’orgoglio di aver sconfitto il fascismo con la guerra partigiana. Ma a quel punto sono spuntati i maledetti revisionisti. Questa razza malvagia ha cominciato a dar picconate anche a quella certezza. Affermando una serie di verità sgradevoli. Per esempio, che in Italia il fascismo era stato sconfitto non dai partigiani, ma dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, due potenze capitalistiche. Poi ancora che lo scontro avvenuto fra il 1943 e il 1945 era stato una guerra civile. E che per raccontarla in modo completo era indispensabile occuparsi anche della Repubblica Sociale di Mussolini.


Da: "La grande bugia"
Giampaolo Pansa
Sperling & Kupfer 2006