21 aprile 2010

Il dissidente.

«Non voglio farmi da parte né stare zitto, Berlusconi accetti che ci sia dissenso»
Parola di Gianfranco Fini.
Chi si aspettava azioni clamorose da parte del presidente della Camera e dei suoi fedelissimi deve rassegnarsi ad attendere ancora. Non che si potessero ragionevolmente prevedere "gesta eroiche" da questi personaggi, ma, sai com'è, la speranza è l'ultima a morire. Hai visto mai che qualcuno un giorno si decida a rischiare poltrona, carriera e pagnotta per un'idea, anche se non per un ideale.
Ora però sarebbe il caso che l'ex capo di aenne si decidesse su che cosa vuol fare da grande; vuole fare una corrente? Già ce l'aveva. Vuole formare dei gruppi parlamentari? Già ce li aveva. Vuole fondare un partito? Già ce l'aveva! Vuole prendere moglie? Già ce l'aveva. Vuole fare figli? Già ce l'aveva. Forse ha ragione Storace quando definisce Fini un "eterno insicuro", che ha bisogno di distruggere tutto ciò che tocca per affermare la propria esistenza. Ha sciolto due partiti, sta lavorando per distruggerne un terzo, ha sciolto un matrimonio, ha dissipato un serbatoio elettorale importante, ha disperso una comunità umana. Perdio qualcuno gli dica di riposarsi!
Magari se mentre si accinge a varare la sua corrente nel Pdl si ricordasse di quando scagliava anatemi contro le correnti di AN, farebbe cosa gradita alla memoria e all'intelligenza. Se mentre reclama libertà di dissenso nel partito di Berlusconi si ricordasse di come il dissenso era stroncato nel partito di Fini, parlerebbe con più prudenza. E se proprio vuole volare, abbia finalmente il coraggio di farlo con le proprie ali, senza i tutori che ha avuto finora: Almirante, Tatarella, Berlusconi. Dimostri cosa vale realmente; e se è destinato a nuovi, più alti traguardi, ben per lui. Gli italiani, anche quelli che ancora votano, se ne faranno una ragione...