28 maggio 2008

Al peggio non c'è mai Fini!

Si, lui, Galeazzo Fini. Il "caghetta", il piagnucoloso di Rimini. Colui che si fece fascio per vedere John Wayne. Quello che voleva "portare il fascismo negli anni duemila". Quello che "Mussolini il più grande statista del novecento", anzi no, meglio De Gasperi!
Questa autentica merda umana non perde occasione, per ingraziarsi ulteriormente Tel Aviv, di sputare nel piatto dove ha abbondantemente mangiato.
Alla vigilia della presentazione dell'opera omnia parlamentare di Giorgio Almirante e in piena polemica sulla proposta avanzata dal sindaco di Roma di intotalargli una via cittadina, non trova di meglio che rilasciare una dichiarazione in cui definisce "vergognose" le parole espresse da Almirante (nel 1942!) su "La difesa della razza". Una posizione sulla quale, giova ricordare, lo stesso Almirante fece pubblicamente autocritica.
Come se noi dovessimo ricordare tutto quello che ha detto e scritto Fini quando era un pericoloso eversore. Ad esempio:
"Anche nel campo dello sport il Fascismo, quindi, ha lasciato un’impronta incancellabile: non solo per le tante vittorie, per i tanti stadi e impianti che ancora oggi accolgono gli atleti, per la sapiente e oculata strategia legislative che fu varata, ma soprattutto per quella ventata di giovinezza, di pulizia, di dedizione a una causa; di senso del dovere e di servizio, di lealtà che seppe infondere a tante generazioni di italiani che certamente si sono fatti uomini, nel senso più autentico del termine, nelle organizzazioni giovanili e nelle competizioni sportive del regime fascista."
(Gianfranco Fini - 1983 - atti del centenario della nascita di Benito Mussolini)

22 maggio 2008

22 Maggio 1988 - 22 Maggio 2008

“E che dire del Movimento Sociale Italiano? Di questo caro partito che è qui davanti a me? Che è nato tanti anni fa e che io riconosco nei volti degli anziani ed amo nei volti dei giovani. Che dire di questo Movimento Sociale Italiano, nostra Patria, nostro approdo, nostra cittadinanza morale, nostro rifugio, nostro riparo, nostra gloria, nostra famiglia? Che dire di questo Movimento Sociale Italiano che consentì nel 1948, nel nostro primo Congresso a Napoli, a colui che io definii a ragione il nostro vertice morale, Augusto De Marsanich, di lanciare una formula memorabile: non rinnegare e non restaurare?
Se non vi fosse stato all'inizio, se non vi fosse stato nel primo nostro Congresso, e mi permetto di dire: se non fosse stato in quell'ambiente napoletano di allora, il miracolo della resurrezione morale e spirituale, e l'ancor più memorabile miracolo della resurrezione politica, quale senso avrebbe avuto, da allora in poi, la nostra stessa esistenza? Avremmo vissuto, o per dire meglio vegetato, sotto il peso della rassegnazione. Saremmo stati per sempre i vinti dello spirito, gli orfani di noi stessi. La nostra vita sarebbe stata una permanente Caporetto, un otto settembre irreversibile.
Fu il Movimento Sociale Italiano, il Movimento-famiglia, il Movimento-onore, il Movimento-nostalgia e avvenire al tempo stesso, che ci salvò dalle pesanti tentazioni della resa. Fu - ed è ancora, dopo tanta forza di anni e di eventi - il Movimento Sociale Italiano a salvarci dal limbo, più ancora che dall'inferno, in cui correvamo il rischio di precipitare per sempre.
E adesso, superata definitivamente la lunga fase grigiastra delle incertezze e delle malinconie, adesso il Movimento Sociale Italiano è per tutti noi forza e garanzia di non estinguibile vitalità.
Se avessimo pensato, quando nascemmo, se alla fine del 1946 avessimo pensato, ci fossimo proposti, di giungere al momento in cui dal non rinnegare saremmo liberamente passati all'esaltare, al celebrare, al mitizzare, all'educare apertamente le giovani generazioni al senso della Storia, avremmo dato a noi stessi dei pazzi o degli illusi.
Adesso però non dobbiamo cedere alla tentazione opposta. Non dobbiamo gettare dietro le nostre spalle la esemplare umiltà che ci ha caratterizzati e che ha costruito un valido scudo, a difesa della nostra coscienza e anche della nostra intelligenza. Abbiamo certamente compiuto un buon tratto di strada, ma la meta è ancora molto lontana. I più anziani tra noi - e io lo sono certamente, quanto ad esperienze di questo quarantennio - debbono rendersi conto che è bello lottare per gli altri, molto più bello che lottare per sé o anche per sé.
In più chiari termini, non dobbiamo pensare possibile, per noi, di toccare con mano il momento conclusivo, il momento carnale della vittoria conquistata, accarezzata, toccata con le mani dello spirito e con quelle del corpo. La nostra generazione non è destinata a tanto, ma è destinata a qualche cosa di più: è destinata a fare il lavoro dell'ape virgiliana, dell'ape operosa e umile che lavora per gli altri e per sé nulla chiede se non la dolcezza del fato che si compie e che via via va riportando il sorriso sulle labbra di chi si riteneva votato al dolore, soltanto al dolore.
E' questa la funzione, rasserenatrice, rigeneratrice, della fiamma tricolore. Il calore della fiamma e la sua luce: calore di sentimento, luce di ragione e di verità. E' questo il sereno e umile testamento spirituale degli uomini della mia età, che guardano agli ancora anziani con infinito rispetto , ai più giovani con affetto infinito.”

Giorgio Almirante
29 Luglio 1984.

09 maggio 2008

La notte brucia ancora.

Aldo Cazzullo intervista Giampaolo Mattei.
Corriere della Sera

"I funerali di Almirante sono stati funerali anche per la nostra famiglia. Da allora siamo stati dimenticati. Più ancora dopo la nascita di An. Almirante era uno di casa. Venne alla mia comunione, alla mia cresima, ai miei compleanni, perfino alla festa quando rifacemmo il tetto di casa. Al mio matrimonio è venuta Donna Assunta. A casa c'erano spesso i dirigenti del Msi romano: Donato Lamorte, Giulio Maceratini. Cosi' come ricordo gli avvocati che fecero emergere la verità: Vittorio Battista, Michele Marchio, Raffaele Valensise. Da tempo, però, non vediamo più nessuno.
Gasparri, Alemanno, non uno di loro ha mai fatto una telefonata alla mamma, un 16 aprile. Chiami, e ti fanno parlare con il vice del portaborse. Fini disse che si sarebbe adoperato per l'estradizione di Lollo, poi non ne abbiamo saputo più niente, forse non era possibile, non so. Nessuno ha mai aiutato la mia associazione. In vita mia ho votato una volta solo, nel 2000: per Francesco Storace. Mi ha deluso pure lui. Il vecchio Msi era una comunità, di cui si sono perse le tracce. E' un isolamento che mi fa male, anche perchè sento cominciare nel paese una stagione difficile, vedo i segni dell'odio politico che ritorna. Per quel poco che posso fare, mi batterò perchè questo non accada, e per far vivere memoria e giustizia".

Giampaolo Mattei
La notte brucia ancora
Sperling & Kupfer