09 ottobre 2006

Dall’assemblea nazionale l’ennesima “svolta” di AN.

Oddio, non che l’assemblea in quanto tale abbia fatto gran ché. Dopo il consueto soliloquio del lider maximo i componenti del pletorico organo dirigente si sono limitati ad approvare entusiasticamente le tesi di Fini. Qualche membro più intraprendente si è spinto fino ad una iperbolica esegesi del Fini-pensiero, dal quale indubitabilmente scenderanno sul partito di via della Scrofa copiosi effetti salvifici. Tra costoro vogliamo citare, per amor di campanile, il coordinatore regionale della Toscana, on. Riccardo Migliori, vice presidente del gruppo parlamentare di Montecitorio, insomma uno che conta. “In Toscana - dice - la sinistra soffoca l’elettorato con il blocco delle classi dirigenti”. E’ vero, ma a parte il fatto che quando la destra va al potere fa delle meschine figure come ad Arezzo, Grosseto, Lucca, Montecatini, Pietrasanta e così via, il modello da seguire quale sarebbe? Quello offerto dai partiti di opposizione? Il naturale, gioioso, vivificante ricambio delle classi dirigenti attuato da Alleanza Nazionale?
Ancora Migliori: “Molti dicono: non possiamo morire democristiani. Ma il Ppe è un grande “contenente” che ha un contenuto essenziale: raccoglie tutte le forze che non si riconoscono nel socialismo europeo, insomma una CdL continentale più vasta.”
Non che la cosa ci interessi, ma siamo sicuri che questo sia ciò di cui necessita il Paese? Di una CdL più vasta? E per fare cosa? Per fare anche in Europa quello cha ha fatto in cinque anni in Italia?
A noi sembra che l’adesione al PPE serva soltanto a corroborare le ambizioni di Gianfranco Fini a succedere a Berlusconi. Una ulteriore “purga” imposta al capo degli ex neo-fascisti da lobbies, logge e poteri più o meno occulti.
E considerate le ormai note doti di coerenza di Fini e le coraggiose capacità di critica e di indipendenza intellettuale dei suoi fedeli adulatori, c’è solo da sperare che il Signore ci conservi il Cavaliere il più a lungo possibile.

02 ottobre 2006

Fatti, non parole.

Manifestare contro la legge finanziaria del governo Prodi, non solo con le solite esternazioni, ma con fatti concreti. Concretezza su cui si deve riconoscere non solo tutto il popolo di destra, ma anche tutti quelli che avevano preso sul serio il “nuovo governo” prodiano.
Lo scopo è semplice: far capire alla sinistra di Governo che i cittadini non sono disposti ad assecondare supinamente le nuove stangate, anche se presentate in forme ”illuminate”. La finanziaria che colpisce indistintamente “poveri e ricchi” deve essere modificata.
Dobbiamo prepararci a scendere in piazza per sostenere, ancora una volta, lo stato sociale di tutti i cittadini.
Il messaggio ai nostri politici deve essere chiaro: no a nuove e vecchie tasse. Insomma, tutti in piazza per dire basta con le stangate del professor “mortadella” e di tutti i suoi complici del centrosinistra.
Manifestare contro il “rapinatore Prodi” deve essere il tema portante della protesta.
Usiamo, senza paura, espressioni forti e chiare.
Il compito deve essere quello di non tradire elettori e cittadini che hanno voglia di fare una vera e sana battaglia politica in difesa dei propri ed altrui interessi.
L’obbiettivo può sembrare arduo, ma è anche da questo che si misura la vera forza del centro destra.

Patrizio Giugni