Lo confesso: a volte vengo preso dal dubbio. Saranno gli appelli di tanti vecchi e nuovi camerati; saranno le facce schifate che ti esibiscono quando ne parli; sarà l'età...
Come se
sentissi nel sangue il ribollire di antiche consuetudini, una lontana eco di
suoni, canti e clamori; un odore acre e familiare di carta, colla e
lacrimogeni.
E’ in questi momenti che mi sfiora l’idea di trascinarmi,
ancorché io non reputi nessun partito attuale degno delle mie cure, al seggio
elettorale per compiervi, disciplinatamente, il mio civico dovere di bravo
cittadino.
Poi, fatalmente, penso a tutta quella moltitudine
di aventi diritto, intrisi di una grossolana ignoranza - e non solo politica -
e di un’arroganza infinita. E medito sul fatto che il loro voto, nella giostra
democratica dei ludi cartacei, conta esattamente quanto l’ipotetico mio. Un
pensiero che mi fa inorridire. E allora mi esimo…