20 maggio 2015

Nota.



Lo confesso: a volte vengo preso dal dubbio. Saranno gli appelli di tanti vecchi e nuovi camerati; saranno le facce schifate che ti esibiscono quando ne parli; sarà l'età...
Come se sentissi nel sangue il ribollire di antiche consuetudini, una lontana eco di suoni, canti e clamori; un odore acre e familiare di carta, colla e lacrimogeni.
E’ in questi momenti che mi sfiora l’idea di trascinarmi, ancorché io non reputi nessun partito attuale degno delle mie cure, al seggio elettorale per compiervi, disciplinatamente, il mio civico dovere di bravo cittadino.
Poi, fatalmente, penso a tutta quella moltitudine di aventi diritto, intrisi di una grossolana ignoranza - e non solo politica - e di un’arroganza infinita. E medito sul fatto che il loro voto, nella giostra democratica dei ludi cartacei, conta esattamente quanto l’ipotetico mio. Un pensiero che mi fa inorridire. E allora mi esimo…

1 commento:

  1. Patrizio Giugni20 maggio, 2015 14:13

    Sono convinto, caro Vincenzo, che la tua nota rappresenti appieno il pensiero di Noi, pochi, che di quel' eco siamo i "figli" nobili di un passato remoto che mai più potrà risorgere. Mi rendo conto, al tuo pari, di non riconoscermi in nessun ragguppamento politico attuale (forse sono un nostalgico?). Perseverando poi, come da diversi anni, mi accingo anche questa volta a disertare le urne. Chiedo venia ai più cari amici.

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