22 novembre 2007

Fini: “Andiamo al centro con l’Udc”



Quando quella sera dell'ottantanove guardavamo in tv le immagini del muro di Berlino che crollava, eravamo consapevoli che il mondo sarebbe cambiato. Che nulla sarebbe più stato come prima e che la nostra generazione aveva avuto il privilegio di vivere un passaggio epocale. Da quella sera anche in Italia tutto sembrava destinato a cambiare: come se la fine del comunismo praticato avesse spazzato via non solo tutte quante le ideologie del ventesimo secolo, ma anche il vecchio ordine politico e sociale. Così abbiamo visto dissolversi partiti-stato sotto i colpi di una magistratura che non sempre era migliore della politica. Abbiamo visto nascere partiti-azienda, un imprenditore diventare presidente del consiglio, ex-fascisti andare al governo. Credevamo di averle ormai viste tutte. Invece nell'attuale fermento caotico in cui nuovi partiti nascono, altri cambiano nome e alcuni defungono, ci mancava di vedere questa. Che poi, diciamocelo, è esattamente quello che tutti ci aspettavamo. La naturale (?) conclusione di un percorso iniziato alcuni anni orsono, quando Fini ha impresso la sua svolta centrista ad Alleanza Nazionale. Si, daccordo, se non fosse nato il Partito Democratico, se Berlusconi non avesse risposto da par suo con la incredibile "apparizione" del PdL, se, se, se...
Con AN relegata ai margini, Fini e soci sono costretti a gettare la maschera e ad accelerare sulle proprie scelte di campo. Forse è finito l'equivoco di un partito di centro che pretendeva di rappresentare la destra. Certamente è finito il sogno di Fini di essere il Sarkozy italiano.

16 novembre 2007

Fini ridisegna le alleanze?



Il proprietario di AN intima al Cavaliere di voltare pagina. Con una lettera aperta al Corrierone (mai il coraggio di dire le cose in faccia, eh Gianfra'?) pubblicata all'indomani dell'approvazione della finanziaria e quindi dettata prima che si conoscesse l'esito del voto in Senato, Fini apre agli appelli veltroniani al grande inciucio. Il pretesto è la nuova legge elettorale e già si accettano scommesse sulla "svolta" proporzionalista di AN. In realtà appare evidente il tentativo di mettersi di traverso sulla strada di Berlusconi reo di aver benedetto, urbi et orbi, il nuovo partito di Storace. Gli addetti ai lavori giurano che le velleità indipendentiste di Fini dureranno pochi minuti. Il tempo di essere come al solito ripreso con una tirata d'orecchi dal leader della CdL. Ma chissà: da un partito che ha fatto dell'otto settembre il suo faro ideale, c'è da aspettarsi di tutto.

07 novembre 2007

Il bel paese.


Il decreto sulla sicurezza che il governo sta varando in queste ore, sull'onda emotiva del barbaro omicidio della donna romana da parte di un rom, si traduce nell'ennesima presa per i fondelli. Ma quali procedure facilitate per le espulsioni? Ma quali controlli e selezioni sugli ingressi? Ma quali "sindaci sceriffi"? Meglio una decisa opera di contrasto dei nascenti rigurgiti di razzismo e xenofobia!
Come dire che l'allarme sociale in questo paese non è dovuto alla presenza massiccia di immigrati che scippano, rapinano, spacciano, stuprano e uccidono le nostre donne, ma a qualche italiano che si è rotto i coglioni e che sporadicamente li prende a sacrosante legnate.
Ma che razza di paese è quello in cui se si esprimono dubbi sull'olocausto si va in galera e ladri, spacciatori, omicidi e criminali vari godono di una sostanziale impunità?
Un paese di merda.

05 novembre 2007

I numeri di Fini.


Il povero Gianfranco non ne azzecca una! Dopo tutti questi anni passati ad accreditarsi come leader di un partito moderato, tollerante e antifascista, non ti capita che un rom violenta e ammazza una donna italiana? E lui, convinto di cavalcare la tigre di una protesta da cui da tempo ha preso le distanze, se ne esce con la frase:"bisogna espellere almeno duecentomila stranieri!". In cinque secondi di dichiarazione alla stampa ha fatto precipitare se stesso e il suo partito nell'abisso nero dell'intolleranza, della xenofobia, dello squadrismo dal quale con tanta fatica cerca di emergere. Una sola frase e agli occhi dell'opinione pubblica si rivela la destra bieca, oscurantista e reazionaria come è sempre stata e sempre sarà. Povero Gianfranco! E lui che si sognava già come il Veltroni de no'antri, buono e rassicurante. Tollerante e moderno. Due figli del dopoguerra. Mai stato comunista uno, mai stato fascista l'altro. E' proprio vero: questa stampa pignola e cattiva non perdona. Basta una parola messa male e devi ripartire da capo. Nessuno che si ricordi che proprio lui, il povero Gianfranco, ha fatto la più grande sanatoria di immigrati della storia dell'umanità: settecentomila extracomunitari. E che proprio lui a quegli immigrati voleva concedere il diritto di voto! Ma la riconoscenza in politica è cosa rara; quasi come la coerenza. E allora c'è da giurare che tra pochi giorni, quando l'effetto emotivo del delitto di Roma sarà svanito, tutto tornerà tranquillamente come prima: i clandestini a scorrazzare indisturbati per l'Italia, i rom a rubare e delinquere in vario modo e Fini a mostrare il volto buono e presentabile di una destra moderna, aperta, interetnica e solidaristica. Quelli che gridano "pena di morte" o "fuori i clandestini" sono solo elettori. Anche di Fini.