22 maggio 2013

25 anni fa la scomparsa di Giorgio Almirante.

Da un quarto di secolo la destra italiana è orfana del suo più grande protagonista. E si vede. Non esiste più una destra intesa come soggetto politico unitario, né si scorge all'orizzonte il profilarsi di una nuova entità in grado di mettere fine alla diaspora ex missina.
Certo, in questi venticinque anni il mondo è cambiato radicalmente, ma i valori, i nostri valori, sono sopravvissuti e da qualche parte dovranno pure trovare accoglienza.
Altrimenti, alla fine, quello che resta è solo la memoria della nostra Giovinezza.

"Non ho voglia di vivere a lungo. Quello che potevo fare di buono l'ho già fatto: ho seminato fede e speranza per tanti anni. Ho esortato al coraggio e alla pazienza un popolo che se avesse avuto pazienza e coraggio non sarebbe finito così male. Ho diffuso amore per idee buone e semplici. Di più non potrò mai fare. Ed è bene che uomini come me non raggiungano il successo. Degli uomini come me si deve poter dire: era fatto per i tempi duri e difficili, era fatto per seminare e non per raccogliere, era fatto per dare e non per prendere. Vorrei tanto che, quando non ci sarò più, si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: facesti come colui che cammina di notte, e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri."