Diciamolo: questa campagna elettorale noiosa e
insignificante si è conclusa col botto. Un risultato al foto-finish degno delle
migliori sceneggiature di suspence. Una dura prova per le coronarie del povero
Bersani, che adesso deve fare i conti con la cronica incapacità della sinistra
di vincere in maniera netta le elezioni politiche. Forse, o per meglio dire
sicuramente, per il semplice motivo che in Italia la sinistra è storicamente, culturalmente,
numericamente e oseremmo dire antropologicamente minoritaria. Non che la destra
se la passi meglio, intendiamoci, ma da questa parte c’è almeno la causa tangibile della cervellotica
frammentazione di un’area che, se coesa, potrebbe tranquillamente
rappresentare, anche in termini elettorali, un significativo serbatoio ideale e
programmatico. Una sorta di élite dei valori, un baluardo di onestà, competenza
e giustizia sociale di cui si avverte da troppo tempo la mancanza. E invece la
smodata ambizione di tanti piccoli leader, di tanti “ducetti in sedicesimo”, fa
sì che una volta si regalino voti alla lega, una volta a Grillo o a Giannino e
in pratica la vittoria a un centrosinistra in caduta libera.
La situazione è talmente ingarbugliata che neanche i più
ottimisti addetti ai lavori azzardano soluzioni praticabili. A dimostrazione di
quel che da tempo andiamo ripetendo, ossia che tutto l’agitarsi delle forze
politiche è pura e semplice esercitazione di stile e che a sancire l’inutilità
del voto sarà, ancora, una conclusione extra parlamentare della crisi politica.
Rimane, ci sia concesso, una impagabile soddisfazione:
quella della trombatura di certi ignobili personaggi che infestavano il
parlamento. Uno in particolare, l’uomo di Montecarlo, il cognato di Tulliani,
colui che ha smantellato la destra italiana e il suo patrimonio di sacrifici,
di sangue e di testimonianza. Ciò che non furono in grado di fare i
ciellenisti, i comunisti, i brigatisti, certi magistrati, quasi tutta la stampa
e l’opinione pubblica antifascista, è riuscito, nell’arco di tre lustri, a quel
tipo segaligno che entrò nel MSI perché voleva vedere il film “Berretti verdi”.
E che mise se stesso e la sua vanagloria al di sopra di tutto e di tutti.
Seppur tardiva la fine che spetta ai traditori ha reso anche a noi un po' di giustizia e di buon umore.

Dio c'è è fine di Fini ne è la prova!
RispondiEliminaC'era una volta il Msi che prendeva voti perché accerchiato, perché obbligato dai nemici alla fedeltà e perché aveva un elettorato sicuro e testardo. Variabile tra il 5% e il 9%. Diciamo che lo zoccolo duro era il cinque ma il risultato stabile si aggirava un po' sopra del sei.
RispondiEliminaPoi venne il disgelo e si scoprì che non c'era alcuna idea in testa. Nessun progetto, nessuna percezione del nemico, una disponibilità orizzontale al dialogo per il dialogo sempre tenuto in posizione subalterna e prona. Un nulla che più nulla non si può che veniva mascherato da posizionamenti ultra-atlantisti e da parole d'ordine clericali.
Benché ciò piacesse sì e no a un terzo dei suoi elettori, il gioco continuò per via dell'identificazione antropologica tra gli elettori e i loro “rappresentanti” e per il vizio italico per il quale quello che si dice conta fino a un certo punto “tanto si pensa altro”...
Funzionò finché Berlusconi tenne la guida della coalizione in cui prosperavano i “postfascisti”.
Poi tutti i nodi sono venuti al pettine.
Il mondo che in modo diretto o indiretto di lì proveniva alla fine si è spaccato in sette tronconi.
Sei di questi sono quantificabili nei risultati.
Eccoli espressi in classifica:
Fratelli d'Italia 666.035 (1,95%)
La Destra 219.816 (0,64%)
Futuro & Libertà 159.429 (0,46%)
Forza Nuova 89.826 (0,26%)
Casapound Italia 47.691 (0,14%)
Fiamma Tricolore 44.753 (0,13%
Per un totale di 1.317.376 voti sparpagliati in direzioni e concezioni differenti.
Per un totale in percentuale di 3,58% cui vanno aggiunti i voti rimasti nel pdl (a Gasparri. Augello, Matteoli) e i non pochissimi che hanno votato Grillo.
Eccolo, centrifugato, quel 6% o 6,5% storico missino.
Però adesso non veniteci a cantare la solita solfa della riunificazione.
Il Msi è stato definitivamente sotterratto.
Se non si riuscirà a immaginare e concretizzare un futuro peronista non si potrà che assistere al continuo declino per scissioni.