E così è successo. Il cavaliere porta a compimento la "strategia del predellino" e vara, per le prossime elezioni, la lista unica del centrodestra. La mancata adesione di Udc e Lega, l'uno impegnato nel progetto neo-centrista delle mani libere e l'altra rocciosamente decisa a salvaguardare la propria identità, anche territoriale, fa sembrare il tutto una vera e propria annessione di AN da parte di Forza Italia. Quel campione di coerenza che risponde al nome di Gianfranco Fini smobilita armi e bagagli dopo aver solennemente dichiarato che mai e poi mai avrebbe aderito al partito unico nato da cotale operazione di ingegneria politica. Da un punto di vista psicoanalitico è la conferma che Fini necessita di un tutore: prima Almirante, poi Tatarella infine Berlusconi. La dimostrazione provata del suo personalissimo "mito incapacitante". L'essersi circondato di yes-men, di grotteschi "colonnelli" (anche loro ormai in via di pensionamento) e di pseudo intellettuali adoranti, non è bastato, ovviamente, a fare di lui un vero leader, un capo, uno statista.
Da un punto di vista squisitamente tecnico il rifugiarsi sotto le comode insegne della lista di Berlusconi, vittorioso secondo tutti i sondaggi, rappresenta il tentativo di diluire e mimetizzare una eventuale débacle elettorale di AN che evidentemente Fini e i suoi consigliori non devono giudicare così "eventuale".
Infine, per noi che diamo importanza a queste cose, una riflessione: le prossime saranno le prime elezioni del dopoguerra in cui non sarà presente la fiamma tricolore del Movimento Sociale Italiano. Peccato. Perché anche così ridotta, inutilmente sovrastata, tenuta in ostaggio da proprietari immeritevoli, era pur sempre l'ultimo simbolico legame con le nostre radici, con la nostra giovinezza, i nostri sogni e con un mondo che avremmo voluto, che avrebbe potuto essere e purtroppo non è stato.