
Quando quella sera dell'ottantanove guardavamo in tv le immagini del muro di Berlino che crollava, eravamo consapevoli che il mondo sarebbe cambiato. Che nulla sarebbe più stato come prima e che la nostra generazione aveva avuto il privilegio di vivere un passaggio epocale. Da quella sera anche in Italia tutto sembrava destinato a cambiare: come se la fine del comunismo praticato avesse spazzato via non solo tutte quante le ideologie del ventesimo secolo, ma anche il vecchio ordine politico e sociale. Così abbiamo visto dissolversi partiti-stato sotto i colpi di una magistratura che non sempre era migliore della politica. Abbiamo visto nascere partiti-azienda, un imprenditore diventare presidente del consiglio, ex-fascisti andare al governo. Credevamo di averle ormai viste tutte. Invece nell'attuale fermento caotico in cui nuovi partiti nascono, altri cambiano nome e alcuni defungono, ci mancava di vedere questa. Che poi, diciamocelo, è esattamente quello che tutti ci aspettavamo. La naturale (?) conclusione di un percorso iniziato alcuni anni orsono, quando Fini ha impresso la sua svolta centrista ad Alleanza Nazionale. Si, daccordo, se non fosse nato il Partito Democratico, se Berlusconi non avesse risposto da par suo con la incredibile "apparizione" del PdL, se, se, se...
Con AN relegata ai margini, Fini e soci sono costretti a gettare la maschera e ad accelerare sulle proprie scelte di campo. Forse è finito l'equivoco di un partito di centro che pretendeva di rappresentare la destra. Certamente è finito il sogno di Fini di essere il Sarkozy italiano.


