
Sul blog di "Cuori Neri" si parla della presentazione del libro di Nicola Rao (La fiamma e la celtica - Ed. Sperling & Kupfer) in quel di Padova ad opera di alcuni esponenti di AN. Io sostengo che la storia del neofascismo italiano raccontata da Rao non possa essere considerata l'"album di famiglia" di Alleanza Nazionale. Non perché non esista una diretta discendenza del partito di Fini da quello che è stato per quasi cinquant'anni l'unico partito neofascista del dopoguerra, il MSI. Ma perché do per scontato che, salvo rare eccezioni, in AN si preferisca cancellare la memoria di questo recente passato. E' pur vero che in gran parte della base di AN (anche, devo dire, in quella di provenienza non-missina) il sentimento nei confronti del "partito che c'era prima" è benevolo e riconoscente, ma è altrettanto vero che le disposizioni "istituzionali" di Fini sono di tutt'altro genere. La svolta antifascista di AN impone, per calcolo o per viltà (o per tutte e due le cose), di stendere un velo di oblio sulla provenienza dei massimi dirigenti alleanzini. La mancata celebrazione del sessantennale della fondazione del MSI è più che eloquente.
Insomma, un passato che imbarazza, di cui ci si vergogna quando addirittura non ci si pente. Un passato che per noi ex missini rappresenta un imperituro motivo di orgoglio e che invece per tanti ambiziosi arrivisti uomini di AN potrebbe costituire un ostacolo alla frequentazione dei "salotti buoni" della politica.
