di Pietrangelo Buttafuoco
Adesso Alleanza nazionale si appresta a fare una nuova svolta. Francesco Storace ha riunito i suoi, sono «la destra di destra», Gianni Alemanno farà la sua convention separata nella mezza estate e sarà una stagione di convegni. Ci sta lavorando di fino Adolfo Urso, che è tipo da pensatoio. Ha avuto l'incarico da Gianfranco Fini che, invece, preferisce scacciarli i pensieri. In Sicilia dove la costituzione del governo Cuffaro ha dovuto attendere gli spasimi di An, il leader quasi non è più benvenuto: ha avuto problemi con Enzo Trantino, celebre penalista, cui aveva garantito il Csm, e con Fabio Fatuzzo, cui aveva promesso l'ingresso nel governo di Palazzo d'Orleans a Palermo. Ha fatto guerra a Raffaele Stancanelli, il vicepresidente dell'assemblea regionale, fra i campioni di raccolta del consenso, col rischio di ripetere un altro abbandono: quello di Nello Musumeci, il presidente della Pro vincia di Catania stravotato e però costretto a fare la sua scissione nell'arcipelago dell'autonomismo, in alleanza con Raffaele Lombardo. È la crisi dentro quello che fu il più importante deposito elettorale della destra, ma pare che dal Veneto a Lampedusa la regola fondamentale sia la stessa: cacciare (o far scappare) chiunque possa togliere spazio alla comitiva di dirigenti che con la politica ci campa. Tra credenti e carrieristi, non si è superata quella fase per cui, direbbe il filosofo Fatuzzo, la politica che amministra la realtà dal «è un cretino ma è un amico» deve passare a quella più responsabile del «è un amico, ma è un cretino», affinché ì consigli d'amministrazione poi non vengano sfasciati dai dilettanti allo sbaraglio. E gran sbaraglio di dilettantismo è stata An alla prova della realtà, sebbene il partito abbia attraversato una brutta mesata dopo le intercettazioni, le vergogne e gli arresti alla malasanità in Lazio, sebbene sia fin troppo chiaro che se si vota domani come niente An becca un 5 per cento, tanto è sfasciato il partito. Si spera che l'ennesima svolta di An non corrisponda poi alla caustica battuta di donna Assunta, la vedova di Giorgio Almirante: «AN svolta, e che diventa?, NA?». Prima di tutte le svolte ci fu un partito che di nome e cognome faceva Movimento sociale. Era quello con la base trapezoidale nel simbolo, ebbene si era quello della bara. Fiamma tricolore con dicitura «Destra nazionale» e poi la sigla, M.S.I., che sotto sotto significava questo: Mussolini Sei Immortale, ma anche, e si trattava di sottrarre voti alla Democrazia cristiana, Maria Santissima Immacolata. Perfino Padre Pio, in confessionale, ai penitenti arrivati a San Giovanni Rotondo che chiedevano il permesso di votare il partito di Almirante («Si commette peccato?») rispondeva: «Peccato è non votare l'Msi!». Ci fu dunque questo partito che pure nel dramma di un dopoguerra mai chiuso raccontò molto più di una nostalgia. Sarebbe stata nostalgia di modernità fra l'altro: l'urbanistica, la scienza di Guglielmo Marconi, l'organizzazione culturale, la letteratura di Luigi Pirandello, l'Enciclopedia italiana, l'avanguardia artistica di un pittore tra i massimi come Alberto Burri (rinchiuso in un campo di concentramento Usa nel Texas), oppure quell'Iri dove si sarebbe fatto le ossa Romano Prodi. Fu il partito della giustizia al servizio dello Stato. Fu, infatti, il partito di Paolo Borsellino e di un altro fascistone dell'antimafia, ovvero Mauro De Mauro, il cronista del quotidiano L'Ora cancellato in un pilone di cemento armato. Alleanza nazionale ha buttato via tutto questo mondo e cancellato tutta l'effervescenza di un dibattito splendido al punto dI ritrovare nel comitato editoriale del Borghese (e dopo, nel Giornale di Indro Montanelli) protagonisti come Ernst Jünger, Eugene Ionesco, Vintila Horia, Mircea Eliade in cambio di un Domenico Fisichella troppo ingrato per restare anche in tempi di magra, per meritarsi infine la benedizione dada di Maurizio Gasparri sull'Indipendente: «Ho preso 200 mila voti alle europee, sono schede dove hanno dovuto scrivere il mio cognome. Quanti libri avrà mai venduto Fisichella?». Più di Fisichella hanno venduto i “Fascisti immaginari” di Luciano Lanna e Filippo Rossi e i “Cuori neri” di Luca Telese, il cui blog, a dispetto di An dove non si discute, ma ci si scazza, è un agone a disposizione delle discussioni. Ma sarebbe perfino scontato aprire una questione sulla miseria culturale, An ormai al tramonto è puro trash. Alemanno, il più chic tra i dirigenti di An, comunque candidato sindaco di Roma fino a ieri, per umiltà di bottega ha dovuto sopportare i tassisti (non le quadrate legioni, ma i tassisti?) che lo celebravano al grido di «Du-ce, du-ce, du-ce!» come in una scena di “Caterina va in città”, o come nello spasso di “Vogliamo i colonnelli”. La caricatura: dalle inique sanzioni alle licenze taxi. Tanto valeva restare Msi. Fatta tara dell'antifascismo obbligatorio, religione civile dell'Italia democratica, fatta tara dell'inutilità politica (per quel che è valsa poi, l'utilità di An), la fiamma fu il marchio di uno stile familiare agli italiani pur educati a stare alla larga dalla destra. Un marchio perfino ammirato, se Andrea Camilleri, in un romanzo, affida al «missino del paese» un ruolo nobile quando invece nella Rai di stato, in tempi di recente guerra antiberlusconiana, in una celebre puntata del “Medico in famiglia”, l'orrido pedofilo stanato da Nonno Libero (lettore dell’“Unità”) è ovviamente un lettore del “Giornale”. II Msi non fu mai al potere e dunque non ebbe modo di sporcare le sue pulite mani, così si dice per riflesso condizionato, ma se non fu mai al governo fu però espressione di tutta un'umanità radicata nel territorio. I suoi militanti (gli aderenti, si sarebbe detto) come minimo non erano succubi dell'egemonia culturale della sinistra. Erano i lettori di Indro Montanelli e di Giovannino Guareschi, avevano i libri di Giuseppe Berto, gli album di Leo Longanesi e nel 1958, a Genova, quando dopo 12 anni d'internamento negli Usa tornò Ezra Pound, il sommo poeta salutò i giornalisti con il saluto romano dopo di che fu pronto a concedere un'intervista a Pier Paolo Pasolini; anche a nome di Franz Pagliani, l'ex federale del Pnf di Bologna, clinico di fama internazionale il quale, malgrado la sua condizione di recluso, veniva rispettosamente convocato in una sala operatoria antifascista per dare la sua scienza di chirurgo e poi riconsegnato ai secondini. Non erano cittadini di serie B. Da Fiuggi furono traghettati nella democrazia. Italiani che pensavano di essere speciali si sono svegliati in questa dura mesata appena scorsa per scoprirsi come gli altri. Anzi, peggiori.
Quel che stiamo vivendo è, essenzialmente, una protesta da parte degli elettori. Non sono per niente soddisfatti della politica “democristiana” del partito e del suo presidente. E non servirà a riguadagnare la loro fiducia l’iper attivismo delle rinate fazioni interne. Ci vuol ben altro, un gesto forte, come il ritorno alla difesa dello “stato sociale” questo sì entusiasmerebbe gli elettori, ma sembra improbabile che avvenga.
RispondiEliminaNel frattempo, dentro i gruppi parlamentari, crescono rabbia e paura. È la paura di perdere il seggio alle prossime elezioni. Molti esponenti del partito si affannano a mascherare il loro odio per il Presidente, nella certezza che la esternazione del dissenso sia la anticamera della “repressione politica”. Se il partito così condotto continua a sprofondare nei consensi cresceranno le pressioni, interne ed esterne, per affossare la strana politica del presidente anche se è improbabile che avvenga in tempi molto brevi data la codardia ed il servilismo imperanti nel partito
Attenzione: vorrei ricordare a chi dimentica e/o non conosce la storia di Firenze che "gli eretici" alla fine bruciano.
RispondiEliminaBuon rogo.
Chi siamo dopo il M.S.I.-DN :
RispondiEliminasiamo divenuti coloro a cui piace mangiare e bere bene, e, possibilmente, in gran copia. Apparteniamo a quella generazione di Italiani che ancora associano ad un buono stomaco una virile mascolinità. Roba utile in politica.
Giacche e cravatte ci vanno strette, nonostante ragioni di mera opportunità ci costringano saltuariamente a farne uso, perchè riteniamo che chi fa, pensa e si occupa di politica non debba abbigliarsi diversamente dalle persone cui tenta di spiegare la validità del proprio pensiero.
Ci consideriamo anticomunisti nel senso più vero e barbaro del termine, e proprio per questo non abbiamo difficoltà a riconoscere il non infrequente valore dei nostri avversari, al di là di ogni pregiudiziale stupidamente ideologica.
Non solo: osiamo dire che spesso ci divertiamo e ci sentiamo più vitali a fare esercizio di dialettica coi rossi signiferi della falce&martello che con gli stinti e asfittici pseudo-liberali che dell'Italia son la nuova gramigna: spuntano dapperutto.
Ci sono piaciuti i Compagnacci, che in spregio a Savonarola ed alla sua austera e pallosa morigeratezza, conducevano vita da gaudenti.
Ci piace Filippo Tommaso Marinetti, la sua concezione di Arte a 360 gradi, il suo essere stato uomo di punta dell'ultima avanguardia del '900.
Ci piacciono le sue "serate futuriste", che spesso finivano a cazzotti: se discutendo di qualcosa si arriva alle mani, vuol dire che il topos della discussione era, perlomeno, interessante.
Troppo spazio porterebbe via l'enumerazione delle ragioni per cui ci piace Benedetto XVI, quindi ci limiteremo a citarne una: la sua elezione è risultata terribilmente invisa allo spettrale Daniele Capezzone.
Il giorno in cui sarà eletto un Pontefice gradito ai radicali italiani coinciderà con quello della nostra abiura e successiva conversione all'Islam...
Ci piace, ovviamente, Marvin Olasky e il suo conservatorismo compassionevole: per il suo realismo non cinico, per i suoi richiami ad una sana tradizione, indispensabili per costruire una vera modernità, perchè il suo pensiero non è incentrato sulla politica, sull'economia, sul welfare, bensì sull'Uomo, parola che sembra essere uscita dalla nostra politica nazionale, manco fossimo preda di un razionalismo post-giacobino. Non sono le strutture costruite secondo ragione che migliorano la società. La società si migliora cambiando (risvegliando?) il cuore degli Uomini.
In definitiva ci piace la Vita!
Condividiamo, casomai, l'etica di San Martino: il nostro mantello è davvero grande e ricco. E'nostro dovere dividerlo intelligentemente con chi è nudo...
Ho ritrovato alcuni frammenti di un vecchio testo (forse elfico o numenoreano); li ripropongo così, senza commenti:
RispondiEliminaI parlamentari della Legione sono parlamentari grazie agli sforzi e ai sacrifici materiali e morali di tutti i legionari del paese...
L'indennità parlamentare non appartiene a loro. Essa appartiene alla Legione, la quale accorderà ad ogni parlamentare lo stretto necessario per un'esistenza modesta..
Colui che non potrà vivere con questa somma da solo, potrà vivere in comune con gli altri parlamentari alla caserma legionaria...
Il parlamento legionario non appartiene a se stesso.
Esso rimarrà in ogni ora del dì e della notte a disposizione della Legione. Non è possibile venire eletto parlamentare e poi dedicarsi ai propri affari o essere sempre occupato con altre diverse faccende...
Caro blog, ben ritrovato!
RispondiEliminaPovera Destra, perduta tra i carrieristi e aggiungerei tra i vili!
Partecipando ad un iniziativa politica di AN-AU ho avuto l'occasione di confrontarmi con Mantovano il quale dichiarava senza alcuna vergogna che AN doveva trasformarsi, doveva affrontare le sfide del domani con il piglio del partito Repubblicano Americano, parole sue Alleanza Nazionale doveva diventare il MEGASTORE della politica italiana, un partito pieno di negozi dove tutti potevano aprire il proprio e dove chiunque poteva acquistare quello che voleva. L'infelice ha continuato con gli esempi e portando a confronto l'ambito modello americano, dilettava la folla predicando che in America il partito repubblicano aveva una componente GAY ben strutturata e che essa conviveva con la componente cristiana. Anzi, sosteneva, non c'è niente di male tanto la lobbies clericale è più forte economicamente e quindi la linea dei repubblicani sarà sempre filo tradizionalista!!!!! Mah! mi sono chiesto, ma questo si ascolta! Inutile dire e raccontarvi cosa ho sostenuto io in quell'occasione, e con me altri.... e allora direte voi! Allora c'è un dato che più di altri mi ha disturbato, ovvero il fatto che avevamo davanti una cospicua rappresentanza di trentenni (classe dirigente del futuro) che come amebe applaudivano più o meno convintamente all'uno o all'altro! Che tristezza.
Per questo faccio a voi del blog, ultimo baluardo pensante della destra, una richiesta: l'ultime vicende di quella che si considera destra (AN) lasciano qualche margine di speranza, qui non si tratta più di opposizione interna al partito, qui si tratta di impedire che la destra possa in futuro essere rappresentata da questa attuale classe dirigente, e soprattutto con queste nuove idee. Usciamo fuori tra la gente, facciamo forum di discussione all'esterno, organiziamo incontri e strutturiamo una volta per tutte il dissenso!!!
La politica della destra ha un futuro? Detto così, e basandosi sulla Bildung che emerge dagli interventi, si direbbe di no. Velleitarie le posizioni economiche, con questo mito dell’Arbeiter juengeriano che è ormai diafano e tramontato all’orizzonte del capitalismo trionfante. Inconsistenti le posizioni sociali, che troverebbero ragion d’essere solo in una sorta di ritorno consapevole al Medioevo. Insensate le posizioni mitologico-religiose, in quanto incompatibili con il Cristianesimo occidentale, al punto da volgersi all’Islam, per ragioni di coerenza. Non parliamo poi dei fumacchi rivoluzionari, che sono in ritardo perfino rispetto al comunismo ortodosso: la privativa è passata nelle mani della sinistra, almeno dal congresso di Erfurt. Evidentemente, se le cose stanno così, la destra “sociale” (dico per dire in breve) è un abbaglio collettivo: una sorta di ircocervo semiparalizzato, che morirà di morte naturale nel momento in cui si renderà conto di essere morta, secondo il noto aforisma ariostesco. Eppure, io credo che esista ancora un compito sociale cui questa destra debba dedicarsi, prima di accettare il proprio dissolvimento: l’unica cosa, forse, che ha pervicacemente resistito agli schiaffoni della storia, di questa destra è un senso (forse non proprio in linea con la dottrina, ma certo presente e vivo)dell’onore, personale e pubblico, che in buona parte manca a tutte le altre manifestazioni fenomeniche del destrismo. Non nego che dire sempre no, sentirsi sempre all’opposizione, circondati e via dicendo, rappresenti più un caso psicopatologico che un atteggiamento politico: fossimo gente più ammodino, probabilmente, avremmo scelto la via della psicoterapia, piuttosto che quella della politica. Tuttavia, questa evidente nevrosi ha come portato positivo un fierissimo spirito di corpo. Forse, più che di destra “sociale”, dovremmo, dunque, parlare di destra “legionaria” o “militare”. Questo comporta, probabilmente, delle aberrazioni, sul piano della dialettica politica, ma potrebbe fortemente incidere sulla ricostruzione etica e spirituale di un Paese che, su questo versante, è ben oltre lo sbando. Insomma, una ristretta élite (stavolta sì nel senso soreliano del termine) avrebbe le credenziali per avviare l’unica vera rivoluzione possibile: quella del ritorno alla civiltà. Io ho la pretesa di credere che questa élite possa provenire da quello scampolo della destra che non si è mai venduto e che non ha mai accettato compromessi di ordine morale: questo manipolo di membruti, ovviamente, non avrebbe alcun futuro politico (ma questo lo sapevamo già, visto che è stato emarginato in ogni modo dal resto della destra, liberal-conservatrice o partecipativa che sia) ma potrebbe gettare le basi per un futuro altrui, certo politicamente meno contraddittorio, ma eticamente fondato su certi polverosi mitologemi, che non sono tecnicamente di destra, ma che provengono dalla civiltà occidentale preilluminista. Se non temessi di esagerare con l’epifonema, parlerei di avanguardie della rivoluzione. Una rivoluzione umanistica, però, non economica. Perchè credo sia questo il punto: la destra dovrebbe riuscire a superare l’idea di economia motore della storia e considerare la valenza di azioni che siano anche antieconomiche ma profondamente civili. Altrimenti, davvero, saremmo soltanto una sorta di socialismo nazionale: saremmo dei Mussolini fuori del tempo e della storia. Quanto a Buttafuoco, lui si è sempre definito “fascista” e, nonostante l’apparente paradosso, mi sembra una definizione assai meno obsoleta di quanto non sia quella di destra o sinistra, in un’epoca in cui, se esiste un male assoluto, questo risiede nel centro esatto di tutto il sistema. Ammesso che esista un centro, in un mondo fatto solo di periferie.
RispondiEliminaMarco Cimmino
"Perché elaborare progetti politici soltanto dopo grandi disastri elettorali e non creare, invece, un progetto che sappia risvegliare e attivare creatività, iniziative per prevenirli?". E' questa la sfida che dobbiamo lanciare al partito.
RispondiEliminaSiamo nel pieno di una crisi – economica e sociale, - che lascia intravedere due possibili scenari futuri: il crollo o il salto in avanti. . "Abbiamo una finestra di tempo di ancora 7-8 forse 10 mesi per affrontare la situazione, oltre questo margine molti dei problemi raggiungeranno livelli non più reversibili".
Ma non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha creato il problema, occorre stimolare, risvegliare, diffondere nuovi modi di pensare e di vivere. Occorre un nuovo rinascimento, senza una” nuova spiritualità” non si possono risolvere i problemi del nostro tempo. Ma la spiritualità di cui c'è bisogno non è staccata da questo mondo, ma è impegnata, non si esprime in concetti astratti, ma in azioni concrete, in valori, in stili di vita sostenibili, etici, collaborativi.
"E' tempo che la parte più saggia e consapevole della Destra si riunisca e collabori per invertire l'attuale tendenza distruttiva e realizzare un progetto culturale, politico e umano in piena contrapposizione a coloro che nella “politica del potere” hanno adottato il il motto "il tempo è denaro" a scapito delle relazioni umane e per cui le dimensioni interiori della vita non hanno valore.
La sfida che ora dobbiamo affrontare è quella di scegliere il nostro futuro, ogni individuo, ogni associazione è determinante in questo processo di evoluzione della politica.
Una “generazione” di politici non coinvolti nella stagnante stagione politica attuale è chiamata, con la consapevolezza di essere parte integrante delle vaste forze che operano - con cuore, intelligenza e coscienza – a porre un forte senso di responsabilità per il benessere dell'uomo e della nazione.
In questo partito oramai da molti anni ,”grandi uomini” hanno avuto la passione di curare soltanto i propri orticelli, ove piantano con cura e con amore le sementi, che guardano crescere giorno dopo giorno fino a raccoglierne i frutti, da gustare a tavola da soli o in compagnia. Coltivare il proprio orticello è, dunque, cosa buona e giusta?
RispondiEliminaMa la parte più degenerata della coltivazione di orticelli “privati” riguarda il potere, spesso piccolo, microscopico, ininfluente. Eppure potere.
Quel potere attorno al quale sono nati e cresciuti.
Quel potere di cui si dice che dia una goduria maggiore che l'orgasmo sessuale. Sarà vero, non sarà vero, non lo sappiamo, perchè non ne possediamo neanche una particella.
Sappiamo, però, che di esso si alimentano tanti piccoli uomini che hanno avuto la tracotanza di proporsi, per raggiungere posti di responsabilità cui non fà riscontro altrettanta capacità.
Ci riferiamo, senza giri di parole, a quelli che vogliono contare ad ogni costo, che una volta eletti, hanno creduto di toccare il cielo con un dito, non accorgendosi di essere autentiche mediocrità.
Costoro non hanno l'umiltà dei grandi, mentre possiedono la presunzione di quelli che si sentono grandi, ma non lo sono affatto.
Ed allora cosa “pensano” di fare, per proiettarsi nel futuro e restare a galla? Pensano soltanto a perpetrare il loro misero potere, fatto di marionette pronte a chinare la testa, ad obbedire, pur di avere un incarico, pur di sentirsi importanti, senza alcun ritegno, senza alcuna dignità. Gli uni amano il clientelismo e gli altri il carrierismo. In una parola, amano la corruzione morale che è l'antitesi del codice etico e hanno la tracotanza di ascoltare compunti e con la faccia seria, anche quando interiormente lo deridono.
Quando un dirigente viene eletto o nominato, dovrebbe staccare il cordone ombelicale con gli amici e gli amici degli amici e dedicarsi per il tempo necessario a formare un organigramma fatto di persone serie e preparate, in altre parole, fatto non da carrieristi e da leccapiedi.
Per fortuna, a fronte di questi “miseri” personaggi , ve ne sono altri che del senso del dovere fanno il loro abituale costume.
Gente di” alto profilo intellettuale e morale” che ha il coraggio e la dignità di dire e di fare quello che veramente pensa.
Certo che è una questione di dignità e di coraggio esporsi in prima persona.
Attuare il proprio libero pensiero potrebbe offendere coloro i quali sono moralmente corrotti. La scelta di vivere liberi ed all'insegna dei valori costa inimicizia ed avversione.
Ci rimproverano spesso che usiamo espressioni e maniere forti.
Ma fra i contenuti che la nostra idea di Destra si è posta, c'è l'obiettivo di far nascere nelle coscienze di tutti la voglia di pulizia, di trasparenza, di lealtà.
Ebbene, se molti restano acquiescenti al malcostume perchè non vogliono affrontare problemi, e dall'altro vi sono i carrieristi, con il loro stuolo di leccapiedi e squallidi personaggi cosa si dovrebbe fare alternativamente se non portare alla gente quello che il palazzo nasconde.
Siamo confortati dai successi di questa linea.
E questo ci aiuta a continuare senza tentennamenti. Senza se e senza ma, a continuare a batterci per e con la gente, come abbiamo sempre fatto.
Piccolo indovinello hobbit:
RispondiEliminaIn che Partito ha fatto carriera il signor Matteoli Altero?
Dalla biografia contenuta nel suo sito la faccenda appare piuttosto oscura; ecco il testo:
"Altero Matteoli, è nato a Cecina in provincia di Livorno, l' 8 settembre 1940; diplomato in ragioneria; dirigente d'azienda, è sposato, ed è padre di due figli. Consigliere comunale di Livorno per quattro mandati (dal 1970 al 1985), consigliere comunale di Castelnuovo Garfagnana (1985-1990), consigliere provinciale di Livorno dal 1995 al 1999. E' stato eletto per la prima volta in Parlamento nella IX legislatura (1983) nella circoscrizione di Pisa-Lucca-Livorno-Massa Carrara quindi rieletto nel 1987, nel 1992, nel 1994 e nel 1996. Senza sosta è stata la sua attività di parlamentare. Nella IX legislatura membro della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, relatore della Commissione d'Inchiesta parlamentare sulla P2, nonchè relatore della Commissione bicamerale per le questioni regionali; quindi nella X legislatura è componente della prima Commissione speciale pe le politiche comunitarie e d nuovo membro della Commissione Trasporti Poste e Telecomunicazioni.
L'XI legislatura lo vede ancora componente della Commissione Trasporti e, soprattutto relatore della Commissione parlamentare d'inchesta sul fenomeno della mafia e delle associazioni criminali similari: ha redatto infatti la relazione oggetto della discussione dell'Assemblea di Montecitorio sulla collusione tra mafia e politica..."
Per chi è nato l'8 settembre il destino è forse segnato nelle stelle?
POLITICA E DENARO
RispondiEliminaQuando si vuole guadagnare quattrini con la politica, bisogna fare bene il politico.
Più si mette della coscienza nel proprio lavoro meno se ne trae del profitto. Teniamo saldo questo assioma anche con la testa sotto la ghigliottina. I politici di professione sono degli “operai” di lusso;
orbene, nessun politico si impegna così tanto da giustificare il proprio stipendio.
Bisogna amare la politica per la politica stessa; altrimenti è meglio un mestierucolo qualsiasi.
La politica non reclama né bontà né buone maniere, ma impegno e fede nelle idee, soltanto con impegno e fede si può operare in piena libertà per il bene “collettivo”.
Nessuno, dei politicanti, oggi si preoccupa della politica, della politica in sé! Sprofondano nel borghese in una maniera spaventosa ben guardandosi di fare altra cosa che rappresentare i propri interessi.
Occorre, non dico avere le idee della propria epoca, ma comprenderle per essere “buoni politici”,
Le ultime vicende politiche, vedi le missioni di “pace”, hanno dimostrato come i “Deputati di A.N. si comportino da cani alla catena, certamente un po’ individualisti, un po’ anarcoidi, nel loro intimo si credono gli ultimi utopisti, ma purtroppo si accontentano delle facili elezioni e di fare parte delle coalizioni, non hanno i coglioni per ribellarsi al presidentissimo ed alle sue esternazioni del “tutto e del contrario del tutto” rilasciate, spesso senza collegare il cervello. Sono soltanto capaci a delegare al sommo padre padrone i loro destini politici. Non essendo mai coinvolti nelle decisioni politiche sono proprio anafilattici al contatto con le realtà della vita quotidiana.
RispondiEliminaNon è qui il caso di insistere su quanto un simile modo di presentare le cose si presti, non dico alla critica, ma alla scanzonatura. Decidiamo di liberarci dai pregiudizi. Lodevole proposito. Ma come facciamo a farlo? Come facciamo a liberarsi dai pregiudizi se non sappiamo da quali pregiudizi ci dobbiamo liberare? E se lo sappiamo, che bisogno c’è di liberarmi da pregiudizi da cui, evidentemente, siamo già liberi? Resta purtroppo soltanto, dopo di ciò, l’idea di un «atteggiamento fenomenologico» acquisito in modo misterioso e concepito come uno stato di grazia molto difficile da comunicare.
RispondiEliminaSolo la denuncia ed il ripensamento critico del passato culturale – che non si arresti nemmeno di fronte ai suoi mostri sacri – può aprire la possibilità di nuovi valori. D’altro lato,
Quell’interpretazione della « crisi » rende conto dell’enfatizzazione dei compiti della politica e che è destinata ad assumersi l’intera responsabilità del suo superamento. E se siamo giunti a questo punto come potremmo parlare dell’epoche, questa via di accesso che introduce alla dimensione autenticamente filosofica, in altri termini se non in quelli che prima trovavamo così sorprendenti?