20 aprile 2006

A destra della destra.

Osservando i risultati elettorali dei partiti che si sono posti alla destra di AN ci accorgiamo che, come costantemente è accaduto, chi se ne è andato dalla “casa madre” ne esce sonoramente sconfitto. Nella loro consapevolezza di erodere voti all’odiata formazione di Fini e soci, si sono proposti alla tornata elettorale con mentalità retrodatata, oppure post-datata. Da un lato usando esperienze passate, magari i ricordi della prima Repubblica, da un altro lato l’ottica di coloro che corrono sempre avanti, magari inneggiando contro il progressivismo di sinistra. In realtà la prima caratteristica di queste formazioni è quella di non lasciarsi facilmente catalogare. Esprimono una politica curva su se stessa, sui suoi problemi di società, via via passando da un tema all’altro: scuola, disoccupazione, immigrazione, razzismo, violenza e non violenza.
Un altro dato importante di queste formazioni è quello di non riuscire a portare a galla una società civile che sappia difendere i diritti dell’uomo al di fuori degli schieramenti tradizionali e conservatori, mettendo in chiaro che ormai esiste una generazione che accetta certo la fine delle ideologie, ma non la fine delle idee, dei valori che si collegano a certe idee. Ha scarsa importanza disquisire, dunque, come molti fanno, se le frange estreme nate dalle scissioni del vecchio MSI rivelino una stagione di nuove rivolte nel panorama politico italiano, magari collegandosi fra di loro. Fa parte di una vecchia mentalità anche questo, di voler scorgere in ogni sommovimento sociale un filo conduttore, come se fossero sparsi davanti a noi i frammenti di una potenziale rivoluzione che aspetta sotto la cenere. La gente ha seguito la cultura politica nelle sue grandi manovre degli ultimi anni. Ha condiviso revisioni, controrevisioni, riforme e controriforme. Ha gettato ideologie e controideologie. Ma pone la questione delle idee semplici e delle cose semplici: poter studiare, poter lavorare, mantenere ferma la frontiera dei diritti umani, compresi quelli ecologici. Non accetta che studio, lavoro, qualità della vita, siano disgiunti da certi valori. Non vogliono che la conquista delle cose (lo studio, il lavoro) avvenga attraverso la nuova utopia della Felicità Finale gestita dai Grandi Managers. Non sono infine ciò che vorrebbero i politici: cioè gli oggetti passivi di manipolazioni continue operate in nome di cucine elettorali perpetuamente oscillanti, alternanza dopo alternanza. Per quanto sia difficile capire cosa sono e cosa vogliono ce n’è abbastanza per concludere che, dietro ad essi, appare sempre più vasta la spaccatura che ormai divide in Italia la società civile dalla società politica. Quest’ultima ha gestito prima con troppe ideologie per passare poi alla pretesa che non fossero valide nemmeno le idee. Proclamata la fine delle idee, ha preteso poi che la gente vivesse di solo pane e pragmatismo, cioè di ciò che passa la bassa cucina politica, giorno per giorno, coalizione per coalizione, equilibrio per equilibrio, finto riformismo di destra che succede al finto riformismo di sinistra. Ma fatalmente qualcosa non funziona più in questo processo, cominciano a sollevarsi le ondate di ritorno, dato che non si vive di solo pane. Invece di schedare, classificare, archiviare i “movimenti“ è forse il momento di chiedersi se certe ondate non vogliano più attenzione, legate come sono a problemi che sono dell' intera società. Ciò non toglie che si possa essere convinti comunque del suo effetto scoraggiante e dunque agire di conseguenza. Ma è una scelta politica. Legittima quanto si vuole, ma politica.

Patrizio Giugni

4 commenti:

  1. Italiani all’estero, l’abbaglio della destra Il ministro di Alleanza Nazionale ha speso una vita per farli votare e grazie a quel voto ora l'Unione ha la maggioranza al Senato La clamorosa scoperta, dopo decenni di indifferenza condita da spruzzate di retorica, ha colpito la destra come una frustata. E chi se l’immaginava che quei seggi, che parevano una concessione al patriottismo deamicisiano e alla cocciutaggine di quel testone di Tremaglia, sarebbero stati determinanti? E chi poteva pensare, dopo decenni di stereotipi gagliardi, che quei fratelli lontani regalassero la vittoria alla sinistra?

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  2. Credo anch'io che non esista più una destra e sinistra, credo che servano, forse, per decisioni interne o per piccole leggi da pazzoidi come sulla droga e cose simili, ma se si parla di sviluppo, ecologia e altre cose importantissime che interessano l'intera popolazione umana, la dx e la sx non contano più un cazzo, sono tutte prostitute al soldo delle grandi multinazionali che gli pagano la vittoria elettorale prima a una poi all'altra, un po' per uno non fa male a nessuno(di loro). Se una persona è onesta, leale verso il prossimo e con la capacità di risolvere veramente i problemi più gravi, non arriverà mai ad essere un politico che conta lo stesso sistema lo impedirebbe, a scalare fino in vetta alla politica ci riescono solo i criminali, gli aprofittatori e le puttane. Questo è il mio pensiero, mi scuso con chiunque se ne sentisse coinvolto e spero di sbagliarmi alla grande!!

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  3. La Destra pone a fondamento sociale alcuni valori tradizionali come il dovere , l’onore ,la famiglia , l’etica ,la virtù e l’ordine gerarchico dell’amministrazione sociale ,quindi il valore della stessa proprietà ( che non è il capitale! ) componente importante della dignità del cittadino e della persona . Questi valori vanno anteposti a qualsiasi discorso economico e democratico o pseudiscientifico e pragmatico . Nemmeno l’ ‘Essere perfettissimo è assolutamente libero in quanto è condizionato dalla sua stessa essenza , dalla sua stessa bontà e giustizia che non può aspirare a qualcosa di inferiore !
    Quindi i valori universali non sono soggetti a voto popolare perché il popolo non è fonte di autorità o di valori .
    Rovesciare questi valori significa essere in antitesi alla destra , cioè rivoluzionari o ugualitari e materialisti, in una parola : progressisti ! Il progresso esiste nell’ambito scientifico ma non nella sfera dei valori ! Per la Destra anche l ‘economia e la volontà popolare sono valori importanti, ma non vanno anteposti ai postulati della Destra che guarda al bene morale da cui discende il bene sociale , bene morale naturale , come elemento a cui si conforma e confronta ogni istituzione sociale .
    La destra distingue infatti nel cristianesimo due vie , una via antica basata sulla morale naturale , che è il suo campo d’azione pratica , e una via nuova e superiore che è la fede,ma che non riguarda la sfera dell’azione politica m ma la salvezza e il peccato .

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  4. Una vera destra e la liberta’politica:
    Se esistono dei valori fondamentali per una forza politica o delle verita per un movimento , quali esse siano ,
    quel partito o quel movimento che tenta di realizzarle , e’ condizionato da quelle idee perché operando una scelta ne esclude altre . Evidentemente sul piano politico quel movimento crede che una vera liberta si ottiene proprio facendo delle esclusioni
    Un’autorità di destra non ha come scelta pedagogica quelle dirette alla presa di coscienza riguardo a degli obiettivi buoni , perché non aspetta che la società ne prenda coscienza , ma agisce come un padre che obbliga il figlio ad andare a scuola senza aspettare che questi ne prenda coscienza o scelga di andare perché il bene sociale imponendolo è gia una scelta pedagogica in se’ . Nella vita sociale non è necessaria nessuna presa di coscienza da parte del popolo per attuare il bene necessario .
    Una vera destra quindi non si distingue per delle scelte economicistiche di carattere collettivista o capitalista a livello politico sociale , quando per un rifiuto di ogni discorso democratico e di ogni dialogo su dei valori base non negoziabili democraticamente con nessuno orientamento ideologico o politico .
    L’autoritarismo politico è quindi una caratteristica della destra radicale ,ma questo diventa davvero tale solo quando non rispetta la coscienza personale del singolo cittadino che con la sua scelta non lede quelle della comunità politica .
    Una destra che accetta come suo presupposto il relativismo etico è una contraddizione perché diventa un partito tra i partiti e un movimento ideologico tra i movimenti .
    Ecco che una vera destra radicale non compete in libere elezioni perché non deve vendere un prodotto buono ,altrimenti le sue idee sono come un prodotto che un commerciante porta sulla pubblica piazza del mercato e lo espone al pubblico aspettando il tempo che venga gradito e comprato da un popolo imbelle

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