12 aprile 2006

Tutto per un nome.

Attanagliati come siamo dall'angoscia per l'esito ancora incerto dei risultati elettorali, non ci siamo tuttavia dimenticati di trarre alcune conclusioni circa la recente moda in auge in quasi tutti i partiti del centrodestra: l'utilizzo del nome dei leader nei simboli elettorali.
Identiche, per tutti, le motivazioni, ma decisamente diversi i risultati ottenuti.
Berlusconi non aveva certamente bisogno di inserire il suo nome nel simbolo di Forza Italia, tanto è riconosciuta fin dall'origine l'identificazione del partito con il suo leader, ma all'associazione FI/Candidato Premier e, ancor più, al suo deciso e decisivo finale di campagna elettorale si deve la straordinaria rimonta del centrodestra che era dato ampiamente per spacciato.
Casini ha incassato il miglior risultato di ogni tempo per l'UDC, che ha più che raddoppiato i propri consensi.
Soltanto per Alleanza Nazionale l'inserimento del nome di Fini nel simbolo non ha prodotto alcun beneficio. Il partito di via della Scrofa ottiene, pari pari, le stesse percentuali delle precedenti elezioni. A dimostrazione, una volta per tutte, che il valore aggiunto del presidente Fini è pari a zero. O che comunque ogni ulteriore macchinazione per ridurre la presunta forbice tra il gradimento del leader e i voti di AN è del tutto inutile. Gianfranco Fini piace alle italiche massaie quando si tratta di eleggere il più affascinante,il più serio, il più affidabile, il più elegante tra gli uomini politici. Ossia quando la "gara" non serve a nulla. Quando deve prendere voti veri, in elezioni vere, a capo di un partito, prende quelli del suo partito.
Ma la palma del peggior uso del nome spetta a Mirko Tremaglia. Il vecchio leone dopo aver speso l'intera esistenza per dare il diritto di voto ai connazionali all'estero, impone al suo partito e a tutta la CdL la presentazione di liste separate, la non-presentazione del simbolo di AN e la corsa con una propria lista - Per l'Italia nel Mondo con Tremaglia - e porta a casa uno striminzito sette percento, zero eletti e il sorpasso dell'Unione al senato. Un amaro risveglio per il padre della legge che porta il suo nome e per tutte le patetiche imitazioni di tanti piccoli cesari che infestano la politica italiana.

18 commenti:

  1. Si noti che la trama delle personalizzazioni è più vicina a quella di una farsa o di una commedia degli errori che rispetto a quella di una tragedia, a discapito del fatto che in questo caso manca il salvataggio all'ultimo minuto e invece di vivere per sempre felicemente perdono soltanto i nostri.

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  2. FINI NEL SIMBOLO? UNA MARCIA IN PIU' PER LA DESTRA


    Roma - I gioielli di famiglia si mettono in mostra, non si tengono nascosti. Passando dalle mura domestiche al palcoscenico della politica il concetto resta valido: un leader apprezzato, stimato in tutto il mondo, è un valore aggiunto per il suo partito, una forza da «esibire». Praticamente una marcia in più da innescare una volta presa velocità. Alleanza nazionale, partito solido, radicato nel territorio, «pesante», si prepara al voto di aprile con una importante novità: l’inserimento del nome i Gianfranco Fini nel simbolo elettorale. Da alcune settimane circolano bozze di ipotesi di restyling grafico per rinsaldare visivamente il legame tra il partito di via della Scrofa e il suo leader. Ma soprattutto per fisicizzare il goleador della destra che si candida a sfidare la porta di Palazzo Chigi.
    «É la prova che crediamo nella possibilità di vincere le elezioni», ha detto il diretto interessato. Ieri l’annuncio ufficiale dal palco di piazza Esedra. «Abbiamo deciso di introdurre il nome di Fini nel simbolo», dice tra gli applausi* Gianni Alemanno* candidato sindaco della capitale. Mentre sotto il grande schermo con l’immagine di Fini e la scritta il futuro è a destra si levano gli incitamenti per il vicepremier, il ministro di An continua: «Abbiamo sempre detto che per fare meglio ci vuole più destra nel centrodestra, ora abbiamo l’occasione per dimostrarlo. Introdurre nel logo il nome di Fini significa ribadire il rapporto forte e inscindibile tra il partito e il suo leader». Un partito che viene da lontano e con la svolta di Fiuggi ha lasciato gli ormeggi sicuri per navigare in mare aperto. «Non dimentichiamoci - dice *Ignazio La Russa* - che Alleanza nazionale è nata per volontà di Fini, non c’è distanza tra leader e movimento politico, sono cresciuti insieme. Adesso è importante coniugare anche graficamente e visivamente questo connubio, che la classe dirigente ha caldeggiato».
    Qualcuno lo diceva da molto tempo e ora spera che non sia troppo tardi mentre i media, annunciando la “svolta” per questioni di marketing elettorali, insistono maliziosi col dubbio che l’operazione nasconda un imminente battesimo di una ”lista Fini“. Non è così. Anzi, dicono tutti i dirigenti prima di salire sul palco del comizio romano, «è vero il contrario: il partito rimane il perno, la fiamma - simbolo del Msi e poi di An - non viene toccata, l’inserimento del nome del premier manifesta la perfetta sovrapposizione tra leader e movimento politico.
    «Sono perfettamente in sintonia con questa scelta - dice *Mario Landolfi* - non c’è dubbio che Fini sia un valore aggiunto per la destra. Una marcia in più che si vedrà soprattutto alle politiche, elezioni in cui votare per Alleanza nazionale significa candidare il suo premier alla guida del governo».
    Nessuna perplessità, nessuna riserva tra i dirigenti di via della Scrofa: ministri, deputati, amministratori locali sono convinti che il partito ne esca rafforzato. Anche i più attenti ai rischi di perdita di indentità e i meno propensi ai cambiamenti giudicano la novità come un investimento per la destra. «Serve a colmare la distanza percentuale che separa An da Gianfranco Fini. Adesso gli elettori che hanno simpatia e stima per Fini non hanno più alibi per non votare Alleanza nazionale», dice *Domenico Gramazio*. Tutti convinti che gli elettori più ”timidi“ saranno rassicurati dal riferimento esplicito al responsabile della Farnesina che gode di consensi trasversali agli schieramenti.
    A* Gennaro Malgieri* la proposta ufficializzata ieri appare come una «scelta intelligente, opportuna ed efficace per rinsaldare il vincolo tra la comunità di An e il suo leader e rendere ancor più evidente l’intenzione della destra di lottare per il primato, senza complessi di subalternità ma fedele all’alleanza programmatica che la lega alle altre componenti».
    Per come è stata pensata, la nuova legge proporzionale trasforma le elezioni di una sorta di “lega” di collegi nazionali, in questa cornice è più facile identificare il leader con il candidato premier in pectore. «È ovvio che in una società mediatica - osserva *Maurizio Gasparri* - i leader dei partiti rivestono un ruolo speciale, per qualità oggettive e per sovraesposizione. La scelta di modificare il simbolo di An va in questa direzione, offrire visibilmente all’elettore la scelta dell’uomo simbolo di un progetto politico». Secondo Gaspari per capitalizzare sul partito l’effetto-leader la novità grafica nel logo di An, al di là della scelta che prevarrà tra le varie opzioni, è un investimento intelligente. «Certo - aggiunge - non illudiamoci che gli alti indici di gradimento per il ministro degli Esteri si traducano automanticamente in consensi elettorali. Sicuramente, però, l’ulteriore visibilità di Fini nel simbolo può spingere una parte di elettori ad abbandonare le remore che potrebbe nutrire verso il partito».
    Per *Roberta Angelilli* si tratta di una scelta grafica intelligente e ben ponderata. «Non è mai facile ritoccare un simbolo», dice l’europarlamentare romana, «questa volta mi sembra che si sia trovata la giusta sintesi, perché rimangono intatti l’identità e il richiamo alla storia del partito e contemporaneamente si introduce la necessità di valorizzare Fini, non tanto come persona ma come emblema di un’esperienza politica e della stagione di governo». In una campagna elettorale così delicata e determinante per i futuri assetti, potenziare al massimo il valore del leader è un elemento di traino e di arricchimento non solo in termini numerici. Ne è convinto *Altero Matteoli* che respinge la facile obiezione di aver ceduto alla personalizzazion della politica. «L’esecutivo di An ha chiesto all’unanimità al presidente di inserire il suo nome nel simbolo di An in vista delle prossime elezioni. Gianfranco è un leader e un ministro degli Esteri apprezzato in tutto il mondo - fa notare il responsabile dell’Ambiente - la sua esperienza al governo deve essere tesorizzata dal partito, soprattutto per un movimento di destra che ha una visione antropocentrica della politica e dell’impegno civile».
    La riforma del sistema elettorale, accelerando la corsa dei singoli partiti, è il contesto ottimale per unire il gioco di squadra a quello del capitano. *Italo Bocchino* guarda al ritocco del simbolo come alla possibilità di intercettare un elettorato più ampio di quello della destra storica. «La nuova legge elettorale, con la sua natura maggioritaria e proporzionale, consentirà a molti elettori che credono nelle qualità di Fini di scegliere il nostro simbolo senza necessariamente riconoscersi in An». Particolarmente soddisfatta *Maria Grazia Siliquini*, che ribalta il ragionamento: non si tratta di dare vita al “partito del presidente” ma di avvicinare l’elettorato alla politica. «La scritta ”per Fini“ all’interno del simbolo consente ai cittadini di giudicare l’uomo, il leader, il politico oltre che il partito. Permette - spiega la senatrice - di identificare il partito intero con uno stile e un metodo di lavoro». Fisicizzare il messaggio, insomma, avvicina il cittadino all’impegno politico.
    *Francesco Storace* sorride. «Sono d’accordo, certo. È un argomento molto serio, non farò battute... Dobbiamo mettercela tutta per strappare l’Italia a un secondo governo Prodi».
    **Adolfo Urso* da Hong Kong commenta soddisfatto. «Lo auspicavo da tempo. Inserire Fini accanto al simbolo è da una parte la chiara indicazione di una leadership, ma insieme un emento di riconoscimento per un più vasto elettorato». Per il viceministro quello deciso ieri è un passaggio importante «simile» a quello del ’94, quando presentammo il nuovo simbolo di An, che era qualcosa di più del Msi senza rinunciare a nulla di quello che era stato il Movimento sociale. Se il risultato sarà positivo dovremo pensare a una nuova fase di crescita e allargamento, forse anche a un nuovo inizio».

    Fonte : Secolo d'Italia domenica 18 dicembre 2005
    Autore : Gloria Sabatini


    ADESSO TUTTI A CASA!

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  3. Dal Romeo e Gilietta:
    Il tuo nome soltanto m’è nemico; ma tu saresti tu, sempre Romeo per me, quand’anche non fosti un Montecchi. Che è infatti Montecchi?…Non è una mano, né un piede, né un braccio, né una faccia, né nessun’altra parte che possa dirsi appartenere a un uomo. Ah, perché tu non porti un altro nome! Ma poi, che cos’è un nome?…Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome? Così s’anche Romeo non si dovesse più chiamar Romeo,chi può dire che non conserverebbe la cara perfezione ch’è la sua? Rinuncia dunque, Romeo, al tuo nome,che non è parte della tua persona, e in cambio prenditi tutta la mia.

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  4. Quanta stupidità esce dalle bocche di chi le ha usate soltanto per sopperire alla mancanza di carta igenica. Dovrebbero ben ricordare i paggi del Principe che soltanto il "simbolo" e non il nome personale determina la scelta del voto. Gli ex missini dovrebbero, per esperienze passate, ricordarlo molto bene. Ma forse la demenza senile data da sogni di onnipotenza fà scordare tutto.
    Forse un pò di sana, per chi è capace di farla, opposizione può riportare i "paggi" al loro vero valore.

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  5. Nome o non nome ricordo a tutti che abbiamo perso per colpa della disaffezzione che questo governo a mostrato per i giovani <30 anni..!

    Nel '94 eravamo il partito più votato dai giovani, adesso ci aggrappiamo al senato come faceva la sinistra con gli ex partigiani.

    Questo governo ha dato una visione molto brutta della destra ai giovani, di questo sono preoccupato e di questo ne paghiamo e ne pagheremo le conseguenze per molto..

    Infatti da un lato abbiamo incentivato le aziende ad assumere a tempo indeterminato, che se da un lato può essere positivo per esperienze di giovani-issimi, ha generato distorsioni per cui si assume tutti a termine, lavoriamo 6 mesi, stiamo due giorni a casa e poi siamo riassunti, meno tasse x l'impresa ok, ma assoluta mancanza di certezze per noi giovani...

    E questi non sono i discorsi della sinistra, sono i fatti della vita reale, sono le vite che i giovani senza spinte o senza l'azienda di papà avviata sono costretti a vivere..altro che sinistra, magari destra e tanta!!

    Ancora, due anni or sono Giovanardi voleva chiudere tutte le discoteche all'una di notte....

    La legge del Jamaicano Fini per cui si tollera di + la cocaina che le canne..

    Ma che idea potevano avere i giovani della Casa delle Libertà..!!??

    Non appariremo troppo duri con i giovani considerando le difficoltà dei tempi in cui si trovano a crescere..?? Non sembreremo un po' troppo conservatori, vecchi, lontani dalla realtà dei nostri giorni..??
    Noi abbiamo provato a dirlo, ci è stato risposto che sapevano cosa stavano facendo, che i giovani avrebbero capito..poi risalendo sulle auto blu ci salutavano: A NOI!!

    COMPLIMENTI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    ..son ragazzi..

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  6. Quello che è mancato ad A.N. nei confronti del “mondo” giovanile:

    Avvicinare i giovani alle istituzioni non è soltanto creare spazi ed eventi a loro riservati.
    L’abbandono da parte del mondo giovanile nei confronti della Destra storica, mal rappresentata da Alleanza Nazionale e dai suoi massimi dirigenti , si deve ricercare soprattutto nella mancanza di una Ideologia forte che tenda alla realizzazione di un nuovo modello di socializzazione diverso da quello attualmente proposto dai mass-media.
    La “nuova destra” non ha tenuto conto che il mondo giovanile è alla ricerca di punti “fermi nella società”, punti che non devono essere patrimonio soltanto delle istituzioni catto-clericali
    I giovani devono credere in Un'ideologia politica che è un insieme di ideali etici, princìpi, dottrine, miti o simboli di un movimento sociale, di un'istituzione, un partito o un gruppo che spiega come la società dovrebbe organizzarsi, elaborando delle proposte per realizzare il proprio progetto. Un'ideologia politica che condiziona altresì la gestione del potere secondo un determinato pensiero politico che spesso identifica un partito politico e la sua linea.
    Un’idea romantica della politica , di una mitica società premoderna, armonica e ordinata, nella quale i diversi ceti della società, ciascuno nel suo àmbito, collaborano per il bene comune. Da questo promana la critica alla democrazia liberale e alla società di massa che avvilisce l’uomo (il numero contro la qualità)

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  7. La utopia dei giovani
    Dobbiamo profondamente analizzare il confine entro il quale ci possiamo definirsi “giovani” si può essere giovani dal punto di vista anagrafico ò vecchi allo stesso tempo come la maggior parte dei “giovani che credono di “governare in A.N., attraverso quella malinconica organizzazione chiamata A.G. ( da statuto: Possono iscriversi ad A.G. tutti i giovani compresi tra i 14 e i 30 anni compiuti che non siano iscritti ad altri partiti politici. Per i Dirigenti Nazionali ed i membri "organi maschili?"dell’Esecutivo il limite di età è elevato a 35 anni),
    Utopistico sperare da parte di un qualsiasi ragazzo che, se pur sbaglio, si avvicina al mondo giovanile poter divenire nel medio termine forza rilevante di rigenerazione. La divisione più sostanziale che possiamo trovare tra i giovani e non all’interno del partito è sicuramente quella tra uomini di potere e “schiavi”. Agli “schiavi” sono destinati i lavori più umili, mentre c'è l'uguaglianza tra gli altri dirigenti (leggi uomini). In realtà però anche tra “gli uomini” esistono delle differenze di classe, che comportano alcuni privilegi per una di queste. Tutti gli “uomini” devono per ” legge divina” avere incarichi e vitalizi ben retribuiti, anche se in realtà esiste una minima rotazione tra “uomini” e “schiavi” asserviti al potere temporale dei vari ras locali e nazionali, in modo che nessuno di loro sia costretto a svolgere solamente i lavori più umili nella sua vita. Tra questi vengono scelti i più meritevoli, i più ruffiani, i più lecca c..o, ed è da questa classe sociale che vengono scelti gli onorevoli i portaborse e tutti gli squallidi personaggi che traggono il loro nutrimento e tornaconto all’interno delle istituzioni.

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  8. Cercando di non entrare nel merito del capitolo Giovani aperto da "....son ragazzi", vorrei riportare l'attenzione sul tema proposto dal blog!

    é vero! il nome del presidente non ha portato nessun vantaggio al partito, così come alla coalizione. Del resto fu proprio lo stesso Fini che nel 1997 ad un'accesa direzione nazionale, convocata dopo la sconfitta alle amministrative, disse: "un conflitto di potere in puro stile doroteo sta avvelenando il partito. Vedo personalismi, gelosie, invidie, una lotta tra correnti che nasconde solo il desiderio di acquisire maggior peso nella gestione o nell’organizzazione interne. Ora basta lite tra colonnelli". .....e così è stato fatto, niente più liti, come un Anello li doma tutti, un Solo personalismo li ha domati Tutti. Adesso mi chiedo? Ci sarà mai un Hobbit capace di spengere quel personalismo Cesaristico, oppure regnerà un partito di Gollum, tutti assetati del potere dell'anello?

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  9. Credo che sulla inefficacia della manovra delle tre punte nessuno possa avere alcun dubbio, bene lo ha chiarito il cerchio. L'unico partito a non aver tratto vantaggio dal personalismo del proprio leader è stata Alleanza Nazionale.

    Permettetemi però di dare uno spunto nuovo alla discussione.

    Nessuno di noi, ne tanto meno "Il Cerchio", si è soffermato sul clamoroso flop dei partiti a destra di AN.

    Visto che questo blog è anche un centro di studi politici, vorrei che si provasse a ragionare di alcune cose, tra cui il vuoto a destra(che forse non c'è) e il futuro di AN.

    Questo voto ha dimostrato che la destra italiana non può essere rappresentata da forze improvvisate che giocano sugli scivoloni culturali e politici del povero Fini, e sul malcontento della base di AN.

    Dopotutto che futuro e che spessore possono avere partiti che vivono all'ombra di un Leader che ha evidentemente smarrito la strada.

    Meglio costruire una forte opposizione interna, cercare nella base la forza e, usando le parole di Pedro, lo hobbit che riesca a far vincere il partito sui personalismi.

    Nessuno mi toglie dalla testa che il partito capace di sfondare il tetto del 30% è una forza con i programmi e la classe dirigente di Alleanza Nazionale (fatta esclusione di tutti coloro che hanno avvallato la linea moderata degli ultimi anni) con alla guida un Leader decisionista e poco moderato come Berlusconi

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  10. A Giambanc:
    Superbo ! ti perdi in un mare di illusioni, che ti fanno pensare che la vita offre piu' di quello che pensi,
    "Ogni cosa nella tua analisi può essere sbagliata." Siamo pienamente coscienti di ciò... le analisi non sono mai verità assolute: dopotutto sono scritte da esseri umani, come noi. I tuoi sono solo pensieri, sussurrati nel vento: pensieri scritti con lo scopo di farci riflettere. Con domande semplici, che potremmo porre ad un bambino, che ci può guidare alla "riscoperta" del SUO mondo. Perchè ognuno di noi ha un mondo solo suo e di nessun altro..
    carino ma banale....troppi luoghi comuni e frasi fatte!

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  11. La forza dell’utopia, il tema messianico, profetico del rinnovamento sono le componenti fondamentali da cui bisogna partire per comprendere appieno la volontà del gianbanc, al quale, mi piace ascriverli, parafrasando “ Il frate ereticoTommaso Campanella”: «Io venni a debellar tre mali estremi: tirannide, sofismi e ipocrisia».
    Frase questa, che compendia molto bene il significato del suo ultimo intervento per ricordare a tutti noi, miseri e comuni mortali, la sua” grandezza” intellettuale e morale, che lo ha portato alla ricerca incessante della Verità e della Giustizia.

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  12. "Nessuno di noi, ne tanto meno "Il Cerchio", si è soffermato sul clamoroso flop dei partiti a destra di AN." (gianbanc)

    Lo scarno risultato della cosiddetta destra radicale è legato, in primo luogo, alla debolezza delle rispettive leadership. Già il fatto che esista un tale arcipelago di partitini di estrema destra la dice lunga sull'inadeguatezza di tanti aspiranti "capi". Ducetti di borgata, bombaroli pentiti e almiranti in sedicesimo che, anziché impegnarsi nel tentativo di unificare un'area tutto sommato omogenea, coltivano imperterriti il proprio orticello nella vanagloriosa convinzione di essere i soli "duri e puri". Col bel risultato di sperperare un patrimonio elettorale che, ancorché esiguo, avrebbe fruttato cinque o sei deputati.
    A ciò si aggiunga l'effetto combinato della vera e propria truffa che Alleanza Nazionale commette ai danni degli elettori. Il partito di Fini tiene letteralmente in ostaggio l'unico simbolo - la fiamma tricolore - in grado di catalizzare l'elettorato di destra e di ricondurlo ad un unitario, riconoscibile filone.
    Molti esponenti di AN (Tremaglia per dirne uno) sono convinti di poter cantare "Faccetta nera" e convivere con il nuovo corso. Non sorprende se molti elettori sono in buona fede convinti, votando AN, di adempiere ad un sacro, fascistissimo dovere.

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  13. Mi piacerebbe sapere dal gianbanc quali e quanti sono i dirigenti nazionali e non, di A.N. che negli ultimi anni non hanno appoggiato la "linea moderata del Presidente Fini e leccato il culo al decisionista e poco moderato Berlusconi".
    Inoltre sarei molto contento di conoscere i "grandi personaggi" che potrebbero guidare una sana e dura opposizione all'interno del partito.
    Resto in "ardente" attesa di un suo cenno.

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  14. Sperando di fare cosa gradita ai frequentatori del blog inserisco un comunicato della dirigenza "romana" di Alleanza Nazionale.

    Da notare alcune cose:

    primo, il 12,3% degli italiani per la dirigenza "alleanzina" sono un BUON RACCOLTO ELETTORALE

    secondo, visto il fantastico risultato della destra italiana apprendiamo che non c'è altro futuro se non il partito unico del CENTRO-destra (FI 23,7 - UDC 6,7 Tot. 30,4)

    terzo, si legge: "All’Hotel Jolly c’è soddisfazione per il risultato (superata la soglia del 12 per cento)".
    Vediamo se ricordo bene:
    Politiche 1994 AN 13.5%
    Europee 1994 AN 12.6%
    Politiche 1996 AN 15.7%
    .......già! che stupido! ....a quel tempo eravamo ancora "fascisti"


    AN RINGRAZIA MILITANTI ED ELETTORI
    ORA AVANTI CON IL PARTITO UNICO


    Roma- Avanti tutta con il partito unico del centrodestra, mobilitazione referendaria per la riforma costituzionale, rilancio organizzativo sul territorio. È il primo esecutivo di Alleanza nazionale dopo la maratona elettorale che ha premiato lo schema del *tridente* facendo crescere i consensi della destra in tutta Italia. All’Hotel Jolly c’è soddisfazione per il risultato (superata la soglia del 12 per cento) e attesa per l’esito finale dello spoglio, che potrebbe rimettere in discussione o ridurre ulteriormente la striminzita maggioranza dell’Unione.
    «È andata bene», commentano i dirigenti di via della Scrofa aspettando l’intervento di Gianfranco Fini tutto puntato sulla necessità di accelerare le sinergie con gli alleati per dare vita a una formazione unitaria all’insegna della carte dei valori comuni. Partito unico e mobilitazione referendaria sono in cima all’agenda politica di An che esce tonificata dall’appuntamento con le urne. «Alleanza nazionale — si legge nella nota diffusa al termine della riunione — conferma il suo impegno sulla strada della costruzione del soggetto unico del centrodestra di cui è stata già stabilita una carta dei valori e di cui inizierà un processo costituente».
    L’esecutivo, a sua volta, ha ringraziato il presidente Fini per il suo impegno in prima persona, la generosità dei militanti e tutti gli elettori «grazie al quale An si è attestata ad essere il terzo partito del panorama politico italiano».
    Il risultato elettorale conferma la bontà dello schema a tre punte che ha permesso a ciascun leader di parlare al proprio elettorato senza *cannibalizzare* i partner. Il sostanziale pareggio - prosegue la nota diffusa dal portavoce - rappresenta un giudizio positivo sull’operato del governo di questi cinque anni a fronte di una campagna denigratoria dell’opposizione. Insieme al count down per le amministrative, la macchina organizzativa di An è pronta anche per la prossima battaglia referendaria con l’istituzione di un comitato ad hoc composto da Viespoli, Saporito, Giorgetti, Nania, Gasparri e Poli Bortone. Sul fronte interno Fini si impegna a valorizzare al massimo le energie messe in moto in questi mesi di campagna elettorale promuovendo un rilancio organizzativo in tutte le realtà locali. Un restyling che non toccherà l’impianto dell’organigramma che ha dato un’ottima prova di impegno e di competenza lasciandosi alle spalle le fibrillazioni correntizie della scorsa estate.
    «I consensi ottenuti — osserva Andrea Ronchi — confermano la giustezza dell’impostazione data a questa campagna elettorale» all’insegna del porta a porta di città in città, dell’identità nel rispetto della coalizione. «Questo risultato di sostanziale pareggio è la prova che milioni di italiani hanno smentito le previsioni, dando un giudizio positivo del governo della Casa delle Libertà nel suo complesso». Giudizio sospeso, per ora, sull’incarico a Romano Prodi che nelle ultime ore ha dato prova di essere in balìa delle ali estreme dell’Unione, della Cgil e persino di Al Jazeera.
    «Alleanza nazionale ritiene che una corretta e completa conclusione delle procedure elettorali sia indispensabile per avere certezza sui risultati, dopo l’esame delle schede contestate», si legge ancora nel comunicato diffuso al termine del lungo esecutivo mentre si moltiplicano le denunce sulle operazioni di scrutinio. Chi ha vinto ha il diritto di governare, ma solo dopo la conferma del successo. Una volta confermati i dati elettorali, Alleanza nazionale, insieme a tutta la Cdl, è pronta ad essere partito d’opposizione e fare la sua parte. Un’opposizione che - hanno scandito tutti gli intervenuti (Gasparri, La Russa, Urso, Viespoli, Tremaglia, Muscardini) - non farà sconti al centrosinistra ed evidenzierà passo dopo passo «le contraddizioni» e la schizofrenia di una coalizione che va da Clemente Mastella a Vladimir Luxuria, da Francesco Rutelli a Francesco Caruso.
    La necessità di stringere i rapporti con gli alleati di coalizione, ribadita più volte da Fini, va a braccetto con il rilancio organizzativo del partito che punta sulle amministrative di maggio per rafforzare il buon raccolto elettorale delle politiche. Rinviato ad altra sede, invece, il capitolo dei subentri nella mappa dei collegi: le varie opzioni verranno vagliate e decise collegialmente con la supervisione di Fini. Dirigenti di lungo corso e giovani promesse, ministri e amministratori locali, professionisti, donne e militanti sono pronti a entrare (o rientrare) nel palazzo della politica dalla porte principale. Il manipolo di senatori e deputati è pronto a fare la sua parte.

    Fonte : SECOLO D'ITALIA di giovedì 13 aprile 2006
    Autore : GLORIA SABATINI

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  15. .....per rispondere all'anonimo, di validi dirigenti fatti fuori ad arte potrei farti una lista infinita, regione per regione, provincia per provincia!

    ed è inutile che mi si dica che questa gente non ci ha provato. Dopotutto non è facile muoversi in mezzo a tesseramenti fantasma, liste bloccate, assenza di congressi, e leggi elettorali senza preferenze.

    Qualcuno si è scoraggiato, altri si sono fatti da parte, altri credono che ancora si possa salvare qualche cosa. Altri ancora aspettano un cambiamento.....forse il partito unico?

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  16. Non vorrei dare troppa "importanza" a gianbanc, non ritenendolo molto capace nelle sue esternazioni, gli richiedo ancora una volta: fuori i nomi se cridibili, non lanciare il sasso e dopo nascondi la mano, meno chiacchere e più fatti.

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  17. Gianbanc, sei solo chiacchere e distintivo?

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  18. A volte ritornano:
    Il mio proposito di non dedicarvi altro tempo si è infranto nel costatare quanto siete miseramente meschini, politicamente si intende, nel commentare i risultati elettorali.
    Continuate con malanimo, come corvi neri, ad attaccare il Presidente ed i suoi collaboratori, senza tener conto del sorprendente risultato elettorale ottenuto.
    Non siete capaci, ma di questo non avevo alcun dubbio, di ammettere che il comportamento e le scelte operate del Presidente Fini per la campagna elettorale, hanno evitato un tracollo che voi certamente nella vostra acredine vi auspicavate.
    Non soltanto il Presidente a fatto sì che il partito si rendesse salda come terza forza nazionale, ma per quanto riguarda la nostra Toscana, con scelte di candidature importanti, a determinato, un evidente aumento di parlamentari.
    Tutto questo vi deve fare riflettere: non esiste ad oggi, dati elettorali alla mano un personaggio in grado di sostituire il “Principe”.
    Accettate, cospargendovi la testa di cenere, la vostra disfatta morale, disconoscete il vostro malevolo livore nei confronti di chi ancora una volta ha conservato il partito nell’olimpo della Politica.
    Vi saluto nella convinzione che la Politica, con la P maiuscola, non è cosa di vostra competenza

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