03 dicembre 2013

Sfruttamento e illegalità.


Vogliono farci sentire in colpa. Ad ogni costo. Con una gigantesca campagna di disinformazione i media nazionali e locali, le istituzioni, i “maitre a penser” del politicamente corretto si sono mobilitati per far ricadere la responsabilità del rogo in cui sono morti sette cinesi al macrolotto su Prato e i suoi cittadini. Da Napolitano a Rossi, passando per tutto il sinistrume vario e variegato, preti rossi compresi, strillano di fronte alle miserevoli condizioni in cui si trovano costretti a vivere e a lavorare questi nuovi schiavi. Lasciando velatamente intendere che gli schiavisti, gli aguzzini, siano i pratesi stessi, che sfrutterebbero la triste e malpagata manovalanza orientale per rimpinguare vieppiù le loro già ricche fortune.
Ora, neanche a Prato c’è qualcuno che onestamente dimentichi o sottovaluti le gravissime e dirette responsabilità anche della classe industriale in ordine all’invasione cinese della città e della provincia, ma va anche detto che se tanti imprenditori grandi e piccoli si sono ridotti all’unica attività oggi possibile ossia l’affitto dei capannoni, è perché da quei capannoni avevano dovuto sloggiare con le loro manifatture a causa della concorrenza sleale dei cinesi stessi. Aggiungiamo pure che la crisi del distretto tessile è figlia della miopia di certi industrialotti nostrani che hanno inizialmente sfruttato, loro si, i sub-fornitori orientali, lucrando felici sulle tariffe stracciate, ma non accorgendosi che stavano tagliando il ramo su cui erano seduti. Ma basta qua. Le responsabilità dei pratesi arrivano fino a questo punto. Ben altre sono le responsabilità di chi ha consentito che si arrivasse alla situazione attuale. E in ben altre direzioni vanno ricercate. A cominciare dalla politica, passando per i sindacati, per  arrivare alla Magistratura.
Perché una cosa soprattutto i pratesi non sono più disposti a tollerare: che con il silenzio e spesso con il consenso delle istituzioni, Magistratura in testa, a qualcuno sia sempre consentito di infrangere le leggi e di farla franca. Certo è essenziale che quel qualcuno abbia passaporto non italiano, anzi meglio che sia senza documenti, di varia etnia e colore di pelle, che sia “migrante”, rom o clandestino.
I pratesi si chiedono perché quando si trovano nei capannoni e altrove uomini e donne entrati illegalmente in Italia non ci sia mai verso di espellerli. Perché quando commettono dei reati non vengano mai arrestati e condannati e, nel caso, non vengano mandati a scontare la pena nei loro paesi d’origine.
I pratesi si chiedono quanto ancora potranno continuare a pagare con i loro sacrifici per tutta una moltitudine di stranieri che arrivano da noi per fare, a modo loro, impresa e che, senza versare un euro all’erario, usufruiscono gratuitamente dei servizi sanitari e scolastici, della raccolta e smaltimento dei rifiuti, di tutte le infrastrutture territoriali finanziate dalla collettività.
I pratesi non hanno alcun motivo per sentirsi in colpa. Vorrebbero, prima o poi, non sentirsi più presi per il culo.

4 commenti:

  1. Sembra di essere ai tempi fiorentini dei piagnoni, tutti a stracciarsi le vesti per la disgrazia capitata ai " poveri" cinesi, senza voler ammettere che quello che è successo a Prato è il frutto di anni di silenzio ed omertà da parte delle varie forze politiche-amministrative che negli anni presenti e passati hanno trattato il problema "cinese" soltanto da un punto di vista economico e non sociale. Non si contano le trasmissioni radio-televisive che che si sono occupate del "fenomeno" cinese a Prato, segnalando e portando alla luce problematiche già note a tutti, salvo ai politici sia nazionali che nostrani. A cosa è servito portare a Prato i vari ministri e sottosegretari all' Interni, in ugual modo sia di sinistra che di "destra". Qualcuno si ricorda ancora la visita dell' Gasparri prima e dell' ex presidente della Camera ed ora ex deputato Gianfranco Fini in via Pistoiese, a cosa è servito l'elezione a Prato di un sindaco non di sinistra, cosa hanno elebarotato i vari assessori di centro-destra che governano questa città.
    Allora, per dirla alla toscana, basta indignazioni del giorno dopo, basta alle facili passarelle di fronte ai morti, anche se cinesi meritano rispetto, un rispetto che per ingordigia economica-politica questa città non ha saputo o voluto affrontare. I pratesi che nell'integrazione non sono secondi a nessuno sono stanchi di belle parole e pochi fatti, chiedono come sempre hanno fatto maggiore chiarezza e decisioni atte a ripristinare la legalità in quelle zone in cui le forze produttive cinesi hanno il loro quartier generale ed agiscono con compiacenti interlocutori socio-economici e in prospettiva politici in barba ad ogni regola civile, con cui i pratesi convivono quotidianamente.

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  2. Stai a vedere che penna nera è un'altro di quei fascistelli invidiosi che attacano Cenni e la sua giunta.Perchè non ricorda i vari sindaci di sinistra che hanno permesso l'insediamento cinese a Prato. Non si dimentica di dire che per la prima volta il sindaco Cenni a proclamato il lutto cittadino per quanto accaduto.

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  3. Non me ne frega niente mà sempre meglio un fascistello invidioso che un sostenitore di indagati e falliti con il suo codazzo prezzolato.

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  4. Giovanna D. come sempre ti dimostri una cretina, non sai mai replicare correttamente ti accontenti di definire chi non si ritiene alliniato con Cenni & C. "fascistello". Credi molti di quelle persone che chiami "fascistelli" hanno permesso ad una nullità come Cenni di diventare Sindaco di Prato. Comunque la democrazia, non la tua, permette a tutti di pensarla in modo diverso.
    Ringrazio Natale Santo per la difesa di ufficio, mà credetemi non ne sento il bisogno.

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