
Qualche amico ci chiede come mai da un po' di giorni ci stiamo occupando delle “questioni interne” del PdL pratese. Forse sono amici di recente acquisizione, che hanno scoperto il blog da poco tempo. Chi ci segue da anni sa benissimo che l'area politica del centrodestra è la nostra “riserva di caccia” preferita. Per tanti motivi, non ultimo dei quali il fatto che si tratta di un ambiente che conosciamo bene. Fin troppo. Non dovrebbe stupire se guardiamo con una particolare lente d'ingrandimento ciò che accade laddove ci auspicheremmo, spesso vanamente, che si collocasse quel che rimane di un patrimonio di valori che sentiamo nostri.
Ma oggi a maggior ragione ce ne occupiamo proprio perché siamo alla vigilia del primo congresso provinciale di quel partito. Che, giova ricordare, è il partito che tiene in vita la prima giunta non comunista o post comunista o ex comunista della seconda città della Toscana. Se questo congresso si fosse celebrato sotto una ipotetica giunta Carlesi, sarebbe stato il solito appuntamento di routine di un partito che celebra i propri riti. Avremmo probabilmente assistito al saluto dei rappresentanti delle istituzioni e dei partiti di maggioranza che avrebbero parlato con benevola e paterna simpatia agli eterni , immancabili, perdenti.
Oggi il quadro è completamente diverso. Il PdL pratese ha l'onere di trarre un bilancio di quanto fatto fino ad oggi e, soprattutto, di dare indicazioni su quanto intende fare negli ultimi due anni di legislatura. Se non vuole che al suo prossimo congresso provinciale il saluto della giunta lo porti il Carlesi di turno.
Per far questo, per ridare credibilità e sostanza ad un'azione di governo cittadino che, ci sia consentito, appare piuttosto appannata, occorre che il partito di maggioranza relativa scelga al meglio la propria classe dirigente. Chiediamo troppo come cittadini amministrati? Sbagliamo a occuparcene e a preoccuparci? Fino ad oggi, sia chiaro, a noi è sembrato che la normale dialettica pre-congressuale sia stata una sorta di vano avvitarsi su se stessi. Come se il PdL pratese, nella spasmodica attesa di sapere se la spunterà Mazzoni o Innaco, stesse ballando sul Titanic: indugiare ancora a delineare una seria visione per il futuro di Prato, sarebbe come accorgersi troppo tardi che la nave sta affondando.


