E così sembra che Berlusconi abbia accantonato l’idea di rinunciare al simbolo del PdL per le prossime elezioni amministrative e di presentare liste civiche quasi ovunque. Una mossa che gli avrebbe consentito, o almeno così lui sperava, di ottenere due risultati: una maggiore flessibilità in tema di alleanze, da ricercare di volta in volta secondo le realtà locali; una vera e propria operazione “mimetica” per non incorrere nella sacrosanta punizione dell’elettorato che giustamente imputa al PdL la responsabilità di sostenere un governo di affamatori e di strozzini. Da non trascurare il fatto che diversi sondaggi lo danno in alcune città intorno al dieci percento.
Si tratta comunque di un’ipotesi tuttora aperta che potrebbe preludere ad una ulteriore svolta dopo quella della nascita dei “club” di Forza Italia e quella del “predellino”: il superamento della forma partito così come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi. Vale a dire archiviare le formazioni politiche di stampo ottocentesco per rimpiazzarle con forme nuove di raccolta del consenso. E se il Cavaliere ha in testa questa cosa, sicuramente c’è da aspettarsi qualche bella sorpresa. Anche perché il governo tecnico ha reso palpabile il fatto che i partiti sono ormai pressappoco inutili, più o meno dei costosi accessori.
In tal caso rivolgeremo un commosso pensiero a tutti quelli, gli ex aenne in primis, ma senza scordare tanti ex socialisti, democristiani, liberali e compagnia cantante, che, nati, cresciuti e pasciuti nelle accoglienti sponde dei vecchi partiti, traslocati in Forza Italia o in Alleanza Nazionale prima e ricollocati nel Popolo della Libertà poi, si potrebbero ritrovare orfani nel fiore degli anni.
E qualche anima bella dell’ultim’ora non pensi che il colpo di grazia alla credibilità di queste nobili istituzioni glie lo abbia dato lo scandalo delle tessere false da una parte o una pratica demenziale delle primarie dall’altra. No, grazie, avevamo già abbastanza schifo anche prima. In fondo sarebbero bastate poche semplici cose per salvarli, questi partiti: A- che non avessero abbandonato ogni contenuto valoriale e culturale; B- che fossero stati meno autoreferenziali; C- che non si fossero riempiti di incapaci ed arrivisti; D- che avessero tenuto le mani lontano dalla marmellata.
Ma con la classe politica che oggi ci ritroviamo...macchettelodicoaffà!
Le varie anime che compongono il PDL non rispondono più alle esigenze per cui si erano consociate.
RispondiEliminaL’ammucchiata di Berlusconi e compagni non ha saputo governare, non ha saputo legiferare in materia di riforme e scontrandosi ripetutamente, in difesa del leader, con la magistratura si è così trascinata di anno in anno, e ha finito per deteriorarsi ed esplodere.
Il nepotismo interno, che tutto e tutti ha espropriato, è stato il vero flagello che ha distrutto ogni cosa, l’individuo non allineato è scomparso nella massa anonima, e dominata dai soliti “padrini”l’ingiustizia perpetrata a mortificato le capacità, le competenze la militanza e sono diventate ricordi di tempi da disprezzare.
Così il sistema è degenerato per la incapacità della classe dirigente, o è proprio il sistema instaurato che per sua natura ha prodotto inevitabilmente questi guasti.
Fino a quando questo sistema continuerà, si accrescerà il degrado del partito con il conseguente distacco della gente.
Da qui la necessità di ricondurre a certezza questo momento di transizione ed abbandono della “buona “ politica, recuperando la giusta autorità per farla coincidere con la responsabilità delle decisioni.
Dei cadaveri in genere si occupano anatomopatologi e becchini. Al funerale si può tranquillamente prevedere una vasta partecipazione di prefiche ed escort, riciclati di vecchio e lungo corso e giovani rampanti chiacchieroni e inconcludenti, nominati e lecchini.
RispondiEliminaPer chi non ha nè vocazioni necrofile nè da rivoltalivrea (da quella di Arcore a quella di Wall Street)l'appuntamento è per il 3 marzo a Roma, contro il governo delle tasse e della miseria e contro i suoi lacchè.
Nessuna scusa o arzigogolo dialettico; chi rimane nel Pdl è un servo del sistema.
Centrodestra in crisi? Proprio non si direbbe
RispondiEliminaIl dato record delle primarie del centrodestra arriva dalla Puglia di Vendola, il tizio che col suo Sel sta destabilizzando le primarie del centrosinistra in tutta Italia. Ma chi di primarie ferisce di primarie perisce e infatti nella sola Lecce i partecipanti alle consultazioni del centrodestra hanno doppiato quelli che hanno votato per quelle del centrosinistra. È evidente a tutti che l'idea partecipativa di Alfano funziona. E questo proprio quando, in teoria e secondo i sondaggi, il Pdl e il centrodestra dell'esperienza berlusconiana sarebbero ai minimi storici. Se poi si considera che il Pdl sta anche celebrando i suoi congressi con affluenze di tutto riguardo, sembra proprio che il popolo della destra della propria crisi non si sia proprio reso conto. Anche le polemiche sui tesseramenti sono scemate di fronte ai dati della partecipazione congressuale che, persino in presenza di candidati unici - e quindi in congressi privi di competizione e di grande mobilitazione - supera il 50% degli iscritti.
Un parlamentare Pdl, giorni fa, a commento dei dati non lusinghieri dei sondaggi ha detto: «E mica si fa politica per vincere le elezioni, si fa per affermare delle idee…». Un altro commentava in Transatlantico: «Non siamo più un partito del 30%? Si può fare bene politica anche col 20...». Pare che varie centinaia di migliaia di persone a tutt'oggi la pensino come loro. Non è certo una scarsa compagnia.
Marcello de Angelis