
La truffa dei referendum è così smaccata che verrebbe voglia di non parlarne nemmeno per non concedere un’immeritata importanza a coloro che l’hanno organizzata.
La prima, grande truffa è che votare per il referendum sia un dovere. L’astensione è invece una scelta perfettamente legittima e, ormai per prassi, la mossa corretta per chi intenda esprimere la propria contrarietà ai quesiti. Dato che in caso di mancato raggiungimento del numero di voti espressi pari al 50% degli elettori il referendum è considerato nullo, ormai da tempo l’astensione è l’arma di chi desideri votare no ai quesiti: infatti dal ’95 nessun referendum proposto è più risultato valido proprio perché l’astensionismo dei contrari ha fatto mancare il quorum. Fa quindi tristezza vedere una persona come Benedetto Della Vedova, ex Pdl, radicale (e quindi esperto di cose referendarie) e ora Fli, avere la faccia tosta di andare in televisione da Bruno Vespa e dire che si dava indicazione di votare per il «no» ad un quesito come quello sull’acqua, che vuole abrogare una liberalizzazione che porta la firma del suo compagno di partito, Andrea Ronchi. Dire di votare per il «no» è una pura e semplice truffa, dato che un minimo di onestà intellettuale vuole che le scelte reali siano tra il «sì» e l’astensione. Il voto «no» è esattamente equivalente a votare «sì» perché contribuisce a far raggiungere il quorum e quindi validare il referendum. Ma gli inganni non finiscono qui: infatti nessuno spiega che il decreto Ronchi si adeguava semplicemente a una direttiva comunitaria che prevede affidamenti con gare aperte e trasparenti per la gestione dei vari servizi, tra i quali quello idrico. Se il referendum dovesse raggiungere il quorum in pratica avremmo tante belle Tirrenia dell’acqua, inefficienti, libere di perdere quanto vogliono con i loro costi allegramente scaricati sulla fiscalità generale, vale a dire sui soliti benefattori che dichiarano fedelmente il loro reddito. Gli evasori brinderanno con un bel bicchiere di acqua del rubinetto pagato dal solito pantalone, che ovviamente pagherà anche le inevitabili sanzioni da parte dell’Unione Europea.
Stendiamo un velo pietoso poi sul secondo quesito relativo all’acqua dato che si trattava di un provvedimento varato dal governo Prodi contro il quale ora, con una faccia tosta degna di ben altra considerazione, si mobilitano quegli stessi che l’hanno votato. Gli altri quesiti sono peggio ancora: il referendum sul nucleare si riferisce ad una legge già abrogata (ed è comprensibile, non si può decidere su argomenti impegnativi per anni sull’onda dell’emozione per un fatto eccezionale) quindi è solo la fantasia delle nostre supreme magistrature che è riuscita a generare il mostro di un quesito per abrogare una cosa che non c’è già più.
Non va meglio con il «legittimo impedimento» dato che si omette di ricordare che la legge oggetto di quesito è già stata modificata, guarda caso, dalla Consulta ma, soprattutto, scadrà in ogni caso ad ottobre di quest’anno trattandosi di un semplice provvedimento-ponte in attesa di un’impantanata legge costituzionale. Una bella impresa quindi per la sinistra: organizzare una mobilitazione nazionale per abrogare una liberalizzazione voluta dall’Unione Europea, una legge di Prodi, un provvedimento che non c’è più e una legge che in ogni caso scadrà ad ottobre. Complimenti.
Caro cerchio, considerato quanto i nostri politici hanno dimostrato di seguire le indicazioni dei pochi referendum passati mi verebbe anche di non votare.
RispondiEliminaMa invece l'ho fatto convinto non che potessi incidere concretamente sui temi, ma che servisse a dare un segnale ai nostri autocratici referenziati di Roma.....
Forse ce la faremo!
Gianbanc
Auguri!
RispondiEliminaops! godo!
RispondiEliminaIdem come Gianbanc.Ma a giudicare dai primi flebili e untuosi commenti degli eunuchi di corte temo il messaggio non sia stato compreso. Peggio per loro; la rivoluzione è come il vento...
RispondiEliminaIl referendum, com'era prevedibile, ha raggiunto i quorum.
RispondiEliminaEccone i probabili effetti.
PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA. Si farà senza più limitazione, in quanto, contrariamente alla propaganda, il referendum, che è abrogativo, non impedisce per niente la privatizzazione ma la sua regolamentazione, facilitando così le multinazionali.
COSTI DELL'ACQUA. A occhio e croce saliranno. Per le medesime ragioni di cui sopra; ad essere abrogata sarà l'attuale scala dei prezzi. Al ribasso? Ne dubito.
ENERGIA “PULITA”. Era già in programma. L'esito plebiscitario, unitamente al no al nucleare - che in sé assume una colorazione di sottomissione internazionale - influirà sul rialzo dei costi dell'energia alternativa.
LIBERO IMPEDIMENTO. In assoluto questo voto sancisce il vincolo della politica italiana alla magistratura (e in special modo a quella politicizzata) tenendo ogni nostro governo sotto ricatto. E' l'unica Nazione, la nostra, a non usufruire delle garanzie giuridiche che consentono ai governanti di governare. Il referendum ha così ribadito la sottomissione italiana a tutte le altre potenze, anche medie, con cui siamo in concorrenza economica, diplomatica, politica, energetica; infatti tutte loro hanno quell'indipendenza politica che il referendum ha inteso liquidare.
(Noreporter.org)
Quesito acqua e società pubbliche:
RispondiEliminasi cancella la privatizzazione "forzata" non la messa a bando del servizio idrico e aggiungo rifiuti.
La tariffa saliva proprio per la remunerazione ai privati.
quesito nucleare:
il SI è veramente castrante basti vedere la scelta del Giappone che nonostante la catastrofe da il via ad altre due nucleari....vedrete che passata la paura anche la germania fara marcia indietro, sempre che abbia effettivamente cambiato rotta
Quesito legittimo impedimento:
come ricordano in molti anche in questo blog una norma transitoria per la quale un referendum era effettivamente troppo, ma chi se ne frega. Per questo quesito la valenza è solo politica!
Invito comunque i capi a rendersi conto che nei quesiti legittimo impedimento, ma sopratutto nucleare sta il segnale politico. Quasi il 2% di differenza sul NO, e possiamo dire con certezza che appartengono ad elettori di Centro Destra
Gianbanc