C’è spazio in Italia per un serio e moderno partito di destra? E’ realisticamente ipotizzabile uno scenario politico nazionale nel quale la destra sia rappresentata dai deliri della Lega e da quelli della nipote del Duce? Nel nostro Paese la voglia di destra appare ogni giorno più forte, così come appare sempre meno determinata la classe politica a volerla soddisfare. Dalla convention della destra sociale di Orvieto ci sembra di poter cogliere alcune indicazioni: la prima è che gli uomini di Alemannno e Storace recalcitrano all’idea di confluire nel nuovo contenitore centrista che sarà il partito unico dei moderati. La seconda è che purtroppo nessuno sembra avere sufficiente coraggio per dar vita ad una nuova formazione politica di destra. Anzi, si sono sprecati gli appelli a “resistere” , a difendere i valori di Fiuggi, il partito, il simbolo. Come se, dopo lo scioglimento di AN nel nuovo soggetto politico, il simbolo potesse rimanere nella piena disponibilità di chi eventualmente non dovesse seguire Fini e compagnia.
Alemanno e Storace si trovano, per tutta una serie di motivi, all’apice della loro popolarità e verosimilmente del loro consenso. Cosa frena questi due autentici capipopolo dal dare vita a quel partito di destra che tanti italiani auspicano? Forse il timore di essere tagliati fuori dal bipolarismo ancorché imperfetto che affligge l’Italia? Facciamo alcune ipotesi. La prima: si torna al proporzionale. Se è di tipo prima repubblica non ci sarebbero problemi per una nuova, seria, coerente formazione di destra a guadagnare un cospicuo numero di rappresentanti in parlamento. Se è di tipo “new age” con sbarramento, diciamo, al quattro per cento, idem come sopra. La voglia di destra è tale che i consensi, specie dopo la confluenza di AN nel partito unico, sarebbero sicuramente superiori alla soglia di sbarramento. Seconda ipotesi: resta il maggioritario. L’esperienza insegna che le due coalizioni sono costrette a raschiare anche il fondo del barile per poter vincere. Se il Cavaliere accoglie a braccia aperte Pino Rauti e vagheggia amori più o meno a termine con la Mussolini, che cosa avrebbe da temere un partito di destra che sarebbe determinante non solo per il risultato elettorale ma anche per la stessa sopravvivenza di un eventuale governo?
Come si vede un partito autenticamente di destra, legittimato dal consenso, guidato da leader largamente apprezzati, ancorato a valori, identità e storia di cui andare fieri, potrebbe rappresentare l’evoluzione naturale alla crisi di AN. Sicuramente molto più proficua che non restare a presidiare, come il giapponese della leggenda, l’isola sperduta di un partito che non c’è più.
Credo corretta l'analisi, uno spazio a destra esiste e puo' crescere direi che potrebbe oscillare tra il 5% e il 10% nelle migliori delle ipotesi(in un contesto in cui la politica torni protagonista).
RispondiEliminaMa cosa deve avere un'eventuale nuova formazione?
1. definire un'idea di stato organica al popolo
2. superare il 'nostalgismo' da bar ma allo stesso tempo non far parte del coro 'antifscista'
3. individuare i problemi della società in un medio periodo
4. individuare nella politica lo strumento atto a governare i mutamenti sociali e non ad essere uno strumento 'tecnico' come oggi.
5. individuare nel partito l'agorà dove i militanti siano gestori e promotori di iniziative condivise e non scelte calate dall'alto
PS Ho riletto recentemente le tesi di linea futura di Rauti e credo che a parte alcuni punti decisamente lontani, riaggiornando e contestualizzando alcuni temi si potrebbero ricavarne alcuni punti che potrbbero essere la risposta ad una linea strategica di movimento.
Attendo Commenti
Andrea Massa-Carrara
Condivido tutto quello che hai scritto Andrea.
RispondiEliminaPer quanto riguarda le tesi di linea futura posso solo fidarmi della tua opinione. Sono sempre stato lealmente avversario di Rauti ma riconosco che a differenza di quel che accade in questa sciagurata epoca attuale, dove un "capo" pretende di "pensare per tutti", il buon vecchio Pino riusciva a "far pensare tutti".
Altri tempi...
Caro Vincenzo, ho difficoltà a capire 'sono sempre stato lealmente avversario di Rauti' le tesi di linea futura erano quelle presentate al congrasso del MSI-DN nel 1989(se non sbaglio..)l'anno in cui Rauti perse la presidenza e vinse Fini. Tra l'altro la linea era firmata anche da Alemanno ma non da Storace(che era alfiere di Fini) se tu invece ti riferisci al Rauti del dopo fiuggi capisco anch'io allora posso dirmi leale avversario di Rauti. Del resto nel dopo fiuggi Rauti ha caricato nella fiamma di tutto e di piu' e il programma del MSI-FT era un'altra cosa rispetto a Linea Futura.
RispondiEliminaCaro Andrea, mi riferisco al fatto che nella mia militanza nel MSI sono sempre stato almirantiano. Così come sono stato "avversario" di Rauti in tutti i congressi ai quali ho partecipato come delegato. Compreso quello di Sorrento del dicembre 1987, quando Fini vinse al ballottaggio.
RispondiEliminaIo stavo con "Destra in Movimento". Storace invece stava con "Impegno Unitario", la componente di Servello.
Due anni dopo Rauti vinse il congresso di Rimini (e io sempre con Destra in Movimento) e tanti di quelli che erano stati "alfieri" di Fini si buttarono entusiasti con il nuovo segretario. Salvo poi rinnegarlo diciotto mesi dopo dicendo che erano sempre stati finiani...
Che tristezza.
Personalmente non amo la figura neo-atlantista di Almirante pur riconoscendo una grande capacità politica. Rauti non è mai stato un comunicatore ed in una società semplicista come la ns. serve la figura del 'Il comunicatore' che parli semplice e tenga alta la concentrazione del pubblico poi è poco importante cosa dice ma come lo dice (ecco il successo di Fini!).
RispondiEliminaho letto oggi l'ennesima dichiarazione, in merito al partito unico, di Fini. "....tra un partito che oscilla tra il 12 e il 14 per cento, ma sta al governo, e un partito che ha il 20 per cento ma è all'opposizione; io scelgo di stare al governo e fare qualche compromesso.....".
RispondiEliminaSIGH!!!!
ma questa è politica?
ma la gente che pensa?
A parte che Alleanza Nazionale oscilla tra il 10 e il 12 per cento, ma comunque è mai possibile svendere i valori per una poltrona da ministro o da sottosegretario.
....quanto avrei gradito, in questo momento di smarrimento, aver sentito dire meglio un partito del 10% che torna ai valori piuttosto che una "casa comune" ingessata da accordi di governo!!!!
Gianbanc
I “Fini”, entrati a metà degli anni novanta nel potere politico nazionale, grazie soprattutto al grande sdoganatore Silvio, formarono un nucleo storico che fu sottoposto a varie partizioni e ripartizioni, dividendo i benefici derivanti dalla loro posizione tra i propri figli e figliastri, e senza un ampio concetto di res publica, concependo il regno come forma estesa della proprietà privata.
RispondiEliminaQuesta pratica spiega la difficoltà del personaggio e dei suoi vassalli, ha lasciare posti ed agiatezze, che l’opposizione non riesce, se pur in parte, a dare.
Meglio pochi e ricchi, che molti e poveri.
Penna Nera
certamente l'idea di un nuovo partito distante dal ciarpame reducistico ma incardinato sui valori indicati da Andrea sarebbe un ipotesi molto allettante...il problema però è che anche dopo Orvieto non mi sembra che tale ipotesi sia stata in qualche modo ventilata...certamente il fatto di aver lanciato, più o meno apertamente, la sfida congressuale a Fini, è un passo in avanti...ma temo che i destri sociali il congresso lo perderanno e rimarranno nella casa del padre...
RispondiEliminaE allora? che fare? siete veramente convinti che lo strumento partititico sia ancora l'unico canale per portare avanti un progetto politico? siete veramente convinti che i partiti italiani, legati ad una concezione vetusta della struttura partito, siano in grado di incidere veramente sulle dinamiche della società?
Io ne sono perplesso...secondo me ci sono altre starde che bisognerebbe provare a percorrere...sindacati, associazioni, giornali...credo che anche a livello di comunicazione quella dei partitio sia decisamente svantaggiata...il nostro ambiente è ancora legato a queste logiche...voi credete che abbia fatto di più il foro753 oppure la locale sezione di AN? io credo il foro, perchè è riuscito a diffondere una sensibilità tipicamente "nostra" ma in forma nuova, sganciata da schemi ormai logori e marcescenti!
Con questo non voglio diure che si tratta di un esperimento riproponibile nella rossa toscana, voglio dire che secondo me bisogna inventarci forme nuove, messaggi nuovi...nuovi contenuti, ma anche nuovi contenenti!
Alessandro di Pietrasanta
AD MAIORA!
Sono d'accordo con Alessandro ma devo precisare che non il partito uno strumento superato ma è il modo di fare politica attuale non risponde alle nuove istanze sociali. Oggi la politica mi ripeto è strumento tecnico e basta!
RispondiEliminaQuindi un partito che mette al centro i problemi dove siano ben chiare le idee è vincente. L'associazionismo e tutto il resto sono purtroppo da prendere in cosiderazione e inventare nuove strategie di comunicazione dato che i partiti hanno alzato bandiera bianca alla Politica (con la P maiuscola!).
Attento pero' Alessandro le associazioni vanno bene quando si sa qual'è l'obbiettivo altrimenti disperdono solo energie. E una struttura non definita come l'associazionismo è si priva di controllo ma anche non coordinata se non su piccola scala.