A due anni di distanza da “Cantavamo le nostre
canzoni” è uscito, sempre per i tipi di Eclettica, il nuovo libro di Vincenzo
Bellini sulla storia del Movimento Sociale Italiano di Prato. Una
“indispensabile integrazione”, come la definisce l'autore, al racconto delle
gesta dei personaggi che, in ambito locale, hanno reso possibile la vita di una
comunità.
“Tramandare le storie di tutti quegli uomini che
la storiografia ufficiale voleva destinati all'oblìo”, questo l'impegno che
Bellini si è assunto nei confronti del partito nel quale ha militato fin da
ragazzo, senza intenti agiografici e senza omettere niente di un passato nel
quale a imprese “eroiche” spesso si accompagnavano azioni che oggi possono
apparire censurabili.
L'ambientazione è quella delle piazze, degli
innumerevoli comizi, spesso funestati da scontri con gli avversari, della
attività militante sulle strade dove i ragazzi di destra scandivano lo slogan
“il comunismo non passerà” che è quello che dà senso al titolo del libro: “Non
è passato”. E in fin dei conti, forse anche grazie a quegli uomini e a quei
ragazzi, il comunismo non è passato.
Ma non è passato neanche – ed è una ferita
ancora aperta – il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato. Non a
caso anche stavolta Bellini riparte da lì, da quella Fiuggi così tragicamente
amara per tanti militanti missini. L'autore ce la rappresenta come in un sogno,
o meglio, un incubo dal quale si risveglierà “con la consapevolezza di aver
ormai lasciato per sempre un'epoca fondamentale della nostra vita”.
Dal dopoguerra all'epilogo di AN, un “filo nero”
unisce idealmente i reduci del fascismo ai ragazzi del post-sessantotto e li
rende interpreti di un dramma corale irripetibile. Che tuttavia non chiude
affatto le porte alla speranza, al domani. Quel domani che tanto tempo fa
pareva dovesse appartenere di diritto a quei ragazzi.
Un altro testo indispensabile per conoscere nel
dettaglio la storia troppo spesso trascurata di una parte fondamentale della
politica italiana del dopoguerra.
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