Chiariamo subito alcune cose: di salvaguardare la
costituzione non me ne frega un tubo.
La costituzione di questa repubblica antifascista, nata
dalla resistenza e bla bla bla, per quanto mi riguarda possono anche cambiarla,
stravolgerla o tradirla. Anzi, per me possono anche pulircisi il culo. Non sarà
certo per difenderla che mi sentirò mobilitato per il referendum del 4
dicembre.
Non credo nella maniera più assoluta che con la vittoria del
“si” ci sarà una deriva autoritaria, come strillano certi leader politici che
fino a pochi anni orsono questa deriva la sognavano per sé stessi. Del resto
non ho mai disprezzato - chissà perché?- l’idea del “uomo solo al comando”,
tutto dipende da chi sia quell’uomo! E oggigiorno, a dire il vero, non si
vedono grandi condottieri all’orizzonte.
Non mi interessa il fatto che, passando questa riforma, il
Senato sarebbe composto da membri non eletti, ma nominati dai vertici dei
partiti. Ditemi: da quando in qua eleggiamo i nostri rappresentanti? Con le
ultime leggi elettorali, tutte più o meno delle porcate, con l’abolizione delle
preferenze, con le liste bloccate, con le cooptazioni dei capipartito, con la
sistematica demolizione di ogni minimo criterio di selezione meritocratica
della classe politica, quando mai il “popolo sovrano” sceglie liberamente i
propri rappresentanti?
Mi annoia alquanto la polemica sulla superficialità e
l’approssimazione della riforma costituzionale oggetto del referendum. Del
resto, siamo seri, se avessero voluto una riforma di un certo livello, l’avrebbero
fatta scrivere ad una nullità come la Boschi?
Non mi straccerò certo le vesti per la soppressione del
CNEL: non è mica la Camera dei Fasci e delle Corporazioni! E poi, francamente,
non ho mai capito a cosa servisse.
Per quanto riguarda invece il paventato ridimensionamento
dei poteri e delle prerogative proprie delle Regioni, devo dire che la cosa mi
fa anche un po’ piacere. Gli unici enti che andrebbero realmente soppressi -
altro che le province! - carrozzoni dilapidatori di denaro pubblico e fucine di
privilegi e corruzione in merito ai quali giova ricordare la storica e
solitaria battaglia del MSI contro la loro istituzione.
Ma conoscendo la sfrontatezza e la mancanza di dignità, di
onore e di coerenza di Matteo Renzi, so per certo che egli userebbe la vittoria
del “si” per legittimare sé stesso e la sua scalcagnata compagine governativa,
attribuendo all’esito referendario il significato di una investitura popolare
che ad oggi non ha mai ricevuto. So anche, e non mi faccio illusioni al
riguardo, che non si dimetterà in ogni caso, qualunque sia il risultato. Però
non vorrei che un domani si dicesse che il grullo di Rignano governa con il
consenso della maggioranza degli italiani, anche grazie al mio disamore per i
“ludi cartacei” e quindi, non fosse altro per ribadire che non lo fa a nome
mio, tirerò fuori dalla polvere la mia tessera elettorale, mi trascinerò al
seggio in una giornata di fine autunno, prevedibilmente fredda e grigia, per
votare un grande e convintissimo NO.
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