Edizioni Soccorso Sociale 2015 |
La risposta sta in questo passo finale del libro di Gabriele Adinolfi che, con grande delicatezza, ha tracciato il ritratto di un anonimo "vecchio" missino nel quale ho fatalmente rivisto tutti gli anziani della federazione pratese che mi hanno accompagnato nel corso della mia militanza e ai quali, con serena commozione, il mio libro è dedicato.
"Tarda
primavera del 1971. Si sono appena concluse le elezioni
amministrative. Non è ancora epoca di dirette, di internet, di exit poll. I primi
risultati li forniscono le edizioni straordinarie dei quotidiani. Quella volta,
dopo tanto calare, il Msi avrebbe registrato un piccolo successo, comunque
molto incoraggiante.
All'edicola
di piazza Colonna scorgo un vecchio con il bastone che ha appena comprato il Secolo
d'Italia e si sta rendendo conto dei
risultati. Esattamente come il Matusalemix di Asterix, il vecchietto arzillo,
malgrado il bastone ed il peso degli anni, si mette a saltare di gioia e a
gridare con voce strozzata dall'emozione: “Viva il Duce! Viva il Duce!”
Conosco
la cattiveria vigliacca e il disonore di molti nostri nemici e mi dico che
quell'uomo rischia di farsi aggredire. Conosco pure il pudore e l'orgoglio dei
nostri e so che non posso offrirmi di proteggerlo. Così lo seguo con
discrezione, lo scorto senza farmi notare. Lui è sconvolto dalla gioia, ogni
sei o sette passi saltella di nuovo gridando: “Viva il Duce! Viva il
Duce!” Continuo a seguirlo finché,
a una fermata, sale su un autobus. Vedo che si allontana e percepisco ancora i
movimenti del vecchio che esulta. Nel mio immaginario sta ancora esultando, con
fedeltà e vigore immortali.
Non ci
siamo mai conosciuti ma se sono qui è anche per lui, anzi, se sono qui sono
lui.
Lui ha
preso quell’autobus e io ho mantenuto la linea."
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