Niente di nuovo, per carità; da tempo immemorabile in questo infinito dopoguerra italiano, per troncare una disputa politica e condannare senza appello il contendente del momento si è fatto ricorso al più infamante degli insulti: "fascista"!
O per meglio dire a quello che le anime belle democratiche, figlie della resistenza, consideravano e considerano tuttora un anatema insuperabile e implacabile.
Ma vedere oggi il tenero Dario Nardella accusato, per altro da compagni del suo stesso partito, di squadrismo insieme al suo pacioccoso capo politico e spirituale, ci procura un vago senso di disorientamento.
A noi che negli anni in cui uccidere un fascista non era reato abbiamo sempre orgogliosamente accettato quello che per tutti gli altri era un insulto come un vero e proprio titolo d'onore, l'accostamento con questa nuova tipologia di "camerati" fa pensare che qualcosa sia andato storto.
Una "involuzione" della specie.
Ricordatevi che negli anni settanta, per Lotta Continua ed tutti i groppuscoli della sinistra extra parlamentare i militanti del P.C.I. erano fascisti, per i compagni del del P.C.I. i fascisti erano quelli di Lotta Continua. Vedete che niente è cambiato nella sinistra italiana.
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