08 maggio 2012

Politica e antipolitica.


Qualcuno ha storto il naso per il titolo di ieri sulla débacle del PdL nel test elettorale di domenica.
Ma come definire il risultato ottenuto da una forza politica che somma due partiti, Forza Italia e Alleanza Nazionale, che separatamente raccoglievano oltre il quaranta percento dei voti? Una catastrofe. C’e stata evidentemente una punizione da parte dell’elettorato per l’incredibile appoggio al governo di usurpazione guidato da Monti ed eterodiretto dai poteri forti, più o meno occulti, e che  sta portando alla disperazione milioni di italiani.
Ma è anche la dimostrazione che i partiti non possono nascere da astratte operazioni di ingegneria politica, da formule alchemiche inventate da qualche apprendista stregone, magari sul predellino di un’auto blù. I partiti sono il risultato di un comune sentire e di una comune prospettiva. Sono muscoli, nervi e sangue. Non a caso l’affermazione più clamorosa è quella dei grillini, che solo la miopia di certi osservatori continua ad attribuire alla cosiddetta “antipolitica”. In realtà Grillo è sicuramente “anticasta”, almeno per ora, ma il movimento 5 stelle è il fenomeno più autenticamente politico degli ultimi anni. La cosa che più assomiglia, in nuce, ad un vero e proprio partito. Un movimento in grado di coalizzare intorno a degli ideali forti e chiari uomini e donne, muscoli nervi e sangue.
Così come non deve sorprendere la tenuta del PD. Dell’unico partito rimasto con una struttura da “prima repubblica” con sezioni, iscritti, punti di aggregazione su tutto il territorio nazionale. Una rete di protezione che gli ha consentito di addolcire la pillola del suo appoggio al governo che ha smantellato lo stato sociale.
Adesso il rischio è che il PdL, o quel che ne rimane, terrorizzato dal risultato elettorale continui a tenere in vita il governo Monti per allontanare la prospettiva di elezioni anticipate e lo spettro di una definitiva batosta. Evidentemente a forza di proclamarsi moderati si diventa pavidi. Tanto da non accorgersi che c’è un elettorato nel paese, che non è affatto moderato, che prenderebbe volentieri a calci in culo Monti e tutti i suoi tecnici del piffero. E che se il PdL si decidesse finalmente a staccare la spina tornerebbe convinto a votarlo anziché andare al mare come domenica scorsa.

2 commenti:

  1. il pdl è finito come è finita tutta la destra, levato di mezzo il nano puttaniere di Arcore si è dissolto tutto il castello di sabbia.

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  2. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio....

    Chi più chi meno, rispetto al 2010 hanno perso tutti i partiti. Che però, va detto, si sono in parte dissanguanti a vantaggio delle liste civiche difficilmente catalogabili nel meccanismo dei flussi elettorali. La botta, comunque, è stata forte. La Lega ha lasciato sul campo 145 mila voti (-67%), l'Idv 55 mila (-58%), il Pdl 175 mila (-44,8%), il Pd 91 mila (-33%), Sel e federazione della sinistra 12 mila (-16%). Mentre l'Udc, nella difficoltà del Terzo polo, ci rimette solo lo 0,2% e addirittura migliora (+0,4%) dove non si allea con i grandi partiti. Stravince, invece, il Movimento 5 stelle che porta casa 200 mila voti (l'8,74%) pur presentandosi soltanto in 101 comuni su 941 in cui si è votato (dato contestato dal Pdl che accredita i grillini al 4,9% su base nazionale). L'astensionismo ha colpito duro al Nord e può «presumibilmente spiegare il collasso del Pdl e della Lega» ma si può ritenere che «almeno in parte questa dinamica abbia investito anche le regioni della zona rossa» (Toscana ed Emilia in prima fila).

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