16 novembre 2010

Rinnegati e rimbambiti.



Egregio onorevole Mirko Tremaglia, lei ha concluso il suo intervento allo storico incontro di Bastia Umbra con un «alla faccia di Berlusconi!», facendo venire giù il fastoso e tecnologico teatro (già, ma chi ha pagato tutta quella berlusconiana grazia di Dio?) per gli applausi.

La cosa mi ha lasciato un po’ perplesso. Forse alla sua veneranda età ha dimenticato un particolare non proprio trascurabile. È solo grazie al disprezzato Berlusca che lei, un «ex ragazzo di Salò», è potuto assurgere ai fasti di un ministero ancorché senza portafoglio nel 2001-2006; e per di più l’abominevole uomo di Arcore la difese quando veniva accusato di aver fatto giungere al governo il primo «ex repubblichino» nella storia della Repubblica italiana «nata dalla resistenza». Ed è grazie a questa insperata poltrona che lei è riuscito a coronare il sogno della sua lunghissima vita: quello di concedere il voto agli italiani all’estero, benché con una legge tanto pessima nel suo meccanismo e nella sua attuazione pratica che riuscì a portare - con sospetto di brogli - più voti al centrosinistra che al centrodestra nelle elezioni del 2006, contribuendo concretamente a far vincere l’Ulivo di Prodi & C. Nonostante ciò, non venne cacciato a pernacchie dal centrodestra medesimo.

Oggi, dunque, onorevole Tremaglia, lei prorompe in un «alla faccia di Berlusconi!» per lasciare il Popolo della libertà e passare a Futuro e libertà. Benissimo. Ma si è mai chiesto chi è che guida il Fli? Non sarà per caso quel signore che ha portato lei e tanti altri in questo stesso Pdl sciogliendo Alleanza nazionale, e con questo Pdl vincere le elezioni del 2008 e farla rieleggere in Parlamento? Forse sì. E illustre onorevole, caro, vecchio, smemorato «ragazzo di Salò», padre di quell’unico e insostituibile Marzio che il fato ha sottratto a lei e a noi troppo presto, non si ricorda per ipotesi cosa questa guida, questo condottiero, questo duce democraticissimo, ha affermato in merito a certi argomenti ai quali lei dovrebbe essere particolarmente sensibile? Ad esempio, il fascismo: «Fu il male assoluto», ebbe a dire nel 2003.

Ad esempio, rincarando la dose, la Repubblica sociale nelle cui file armate lei militò: «Una pagina vergognosa della storia italiana». E infine, per chiudere degnamente il cerchio: «L’antifascismo è un valore» e sinonimo di democrazia, e la resistenza anch’essa lo fu, a parte qualche trascurabile eccezione che voleva farci diventare un Paese stalinista. Però, nonostante tutto, come costui ha scritto all’Anpi di Bologna pochi giorni fa, «commemorare gli eroici combattenti partigiani che si opposero ai rastrellamenti degli antifascisti è un dovere delle istituzioni».

Onorevole Tremaglia, devo dedurre che anche lei la pensi ormai così, nonostante che a tali rastrellamenti magari ha pure partecipato. Sicché, non ritiene, onorevole fillino, che suo figlio Marzio, che quale assessore alla Cultura della Regione Lombardia volle creare - forse anche pensando a suo padre - un istituto per la storia della Rsi, oggi diretto dal professor Roberto Chiarini, si stia rivoltando nella tomba?

Gianfranco de Turris

7 commenti:

  1. Ed ecco uno stralcio del messaggio che Gianfranco Fini ha inviato al presidente dell'Anpi della Bolognina citato nell'ottimo articolo di de Turris:

    "Commemorare gli eroici combattenti del 14 novembre del 1944 quando, in piazza dell'Unità, 19 partigiani opposero una strenua resistenza ai rastrellamenti e alle violenze delle truppe nazifasciste, rappresenta un dovere delle istituzioni che hanno il compito di trasmettere alle nuove generazioni i principi della nostra democrazia.
    Per evitare che l'orrore della dittatura si ripeta è necessario che nella coscienza di tutti sia ben presente la testimonianza di quanti lottarono per la libertà. Sono profondamente convinto infatti che la tutela della libertà sia un esercizio quotidiano attraverso il quale rafforzare la coesione nazionale, nella comune consapevolezza che la lotta partigiana per la liberazione è stato uno dei capitoli fondamentali della nostra storia unitaria".

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  2. Qualcosa mi sfugge......"la lotta partigiana per la liberazione è stato uno di capitoi fondamentali della nostra storia unitaria". Ma l'Italia non è stata "unita" da Garibaldi........Garibaldi è partigiano! Ma l'etimologia di partigiano non contrasta con la parola unità. Ma il concetto di Patria non si è radicato negli Italiani durante il ventennio? Mah....non ci capisco più niente. Confido in "San Berlusconi" che già ci ha liberato da Bertinotti e i reduci Comunisti e adesso tenta l'imbresa di liberarci da Gianfrega

    Gianbanc

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  3. Che il Duce gliela mandi Buona!

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  4. Mi permetto di rispolverare quanto l'amico Girolamo Savonarola, esprimeva nel dicembre 2009, sono convinto che nella nostra "eresia" il suo commento sia ancor oggi consono:
    Certe volte uno si domanda: ma come fanno? Ma come gli viene in mente? Di solito queste domande sono rivolte agli umoristi, a quelli che inventano le battute, a chi scrive storielle da ridere. Bene. Questi lo fanno di mestiere. Hanno la mente allenata e basta uno spunto iniziale per tirare fuori la battuta.
    Ma questa volta la faccenda è diversa.
    I politici non sono dei umoristi di professione, sono coloro che hanno il compito di guidare il paese, senza il difficile compito di far ridere l’elettore.
    Ma a leggere le cronache quotidiane , ci si accorge ben presto che il Presidente Fini (forse annoiato dalla monotonia della politica) si sforza di introdurre nei propri atti e dichiarazioni un pizzico di umorismo “da avanspettacolo” che dovrebbe ridare vigore alla sua “figura” di politico in decadenza sovrastato dalla, straripante, personalità del Cavaliere.
    Certamente Fini non è un sciocco, sentendosi abbandonato al suo ruolo “istituzionale” di terza carica dello Stato, trascurato dai “fedelissimi” colonnelli di A.N. e con scarse prospettive di incidere nel prossimo futuro politico nazionale, si affida a quanto affermava Fedro: “Homo in periclum simula ac venit callidus, reperire effugium quaerit alterius malo”.
    Ma forse per l’ex capo di A.N. è giunto il momento di adeguarsi a Publio Papino Stazio: Vivas ut possit, quando nec quis ut velis. (Vivi come puoi, dal momento che come vuoi non puoi).

    10 dicembre, 2009 16:57

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  5. Sopra una lapide posta a Sant'Angelo in Formis, a ricordo dei 13 giovani volontari della RSI fucilati dagli angloamericani, porta scritte le seguenti parole: "Nel gigantesco scontro del "sangue contro l'oro" qui, tra Gennaio e Maggio del 1944, nella visione di una più grande Italia in un'Europa unita, caddero fucilati dagli invasori angloamericani, i giovani soldati della RSI.
    Noi "nostalgici del futuro" pur non "restaurando" e non "rinnegando" rendiamo omaggio a coloro che si somo immolati in mome e per una Patria oggi disconosciuta e vessata da ignobili lecchini ed opportunisti.

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  6. Mi spiace dover intervenire per il solito Giambanc, ma questo signore dal passato alleanzino e dal presente (credo) Berlusconiano, ci stupisce sempre con i suoi interventi "critici" improntati ad una mera stupidità, esempio:
    Chiede che il Berlusca ci liberi da Gianfrega dopo averci liberato da Bertinotti? foprse dovrebbe chiedere chi ci libererà di Lui di Gianfrega e di tutta quella accozzaglia di pseudo politici che governano la nazione ed in particolr modo Prato. Il Gianbanc deve ricordarsi di chi gli ha consentito la sua elezione al consiglio comunale e forse il subrento alla regione.
    Non sono forse i catto-comunisti di recente memoria, non sono le congreghe giudiache-massoniche che governano la città.
    Un consiglio al Gianbanc, continua a goderti la tua vita "politica" mà non sputare nel piatto dove mangi.

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  7. .....forse qualcuno ha qualche abbaglio, non sputo nel piatto dove mangio, anzi... ringrazio per l'augurio di un eventuale "promozione", e aggiungo, giusto per non sporcare il piatto di saliva che meglio avere un presidente puttaniere che frocio o ancor di più mediocre come il Gianfrega.

    Gianbanc

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