(…)AN è un partito che è stato creato dalla gente, col suo voto, inimmaginabile prima di “Mani pulite”, che ha catapultato il MSI ad uno strepitoso 15%, nelle elezioni del 1993. Un partito al 15% non poteva mantenere l’assetto del vecchio MSI, perciò è nata Alleanza Nazionale. Alleanza di chi? Di vecchi liberali, democristiani di destra, monarchici, missini, cani sciolti, radicali liberi, che si sono accordati su di un progetto di massima (un minimo comun denominatore, livellato inevitabilmente verso il basso), allo scopo di incrementare il successo elettorale e diventare destra di governo. Qualcuno citò a vanvera il gollismo, qualcun altro la destra cattolica tedesca: per farla breve, nessuno pensò di mantenere e migliorare il modello missino, ritenuto, da un lato, ingombrante e, soprattutto, imbarazzante e, dall’altro, inadeguato ai tempi nuovi. Eppure, la gente aveva decretato il successone del MSI proprio perchè era il MSI: un partito che sapeva essere durissimo su alcuni temi forti, un partito che vantava un’invidiabile tradizione di onestà (anche, forse, perchè non aveva mai avuto reali occasioni di rubare...), un partito che richiamava, istintivamente, le tradizioni di un’Italia più povera, più sobria e più seria. Un’ Italia meno americana. Meno pubblicitaria e meno televisiva.(…) Da allora, AN non ne ha azzeccata una, e ha continuamente perso terreno: gli espertoni del partito lo hanno spiegato in mille modi. La verità è che AN è un partito dalla debolissima immagine, che ha combattuto una serie di battaglie politiche dalla parte opposta rispetto a quel suo elettorato missino del 1993: ha cercato, per dirla in breve, di diventare una cosa diversa rispetto a quello che la gente si aspettava che diventasse, ossia un partito di notabili.(…) La politica è diventata solo conservazione del potere: del proprio potere feudale, privato, assoluto. La gente questo lo sa: vede la faccia dei potenti e vi riconosce il solito, arcinoto, sorriso di chi si sente intoccabile, invincibile, incriticabile.(…) Basterebbe fare una specie di minireferendum in ogni circolo, per vedere che chi comanda non è quasi mai chi merita di comandare. Io di nomi, se volete, ne ho parecchi: guardatevi intorno e, smettendo di lamentarsi e basta, cercate una strada nuova. Che è poi la strada vecchia.
Marco Cimmino
(tratto da Destrasociale.org)
Sarebbe un errore affrontare le “prossime elezioni “ come si trattasse di una qualsiasi verifica politica dell’operato del Governo e della maggioranza di centro-destra
RispondiEliminaLa posta in gioco è diversa e noi forti del nostro credo che ha scaturito, nelle passate stagioni politiche, una forza di opposizione pulita, positiva, importante e orgogliosa della propria identità, abbiamo l’obbligo di provare agli elettori di aver cultura di governo, e che possiamo ambire al governo della nazione
Nella certezza che, chiamando a raccolta al proprio interno forze propositive e fertili che, , sapranno dare una risposta valida a tutti quei cittadini che non vogliono continuare ad essere governati dai post-catto-comunisti.
Dobbiamo lanciare la nostra sfida ai “novisti”, quelli che gattopardescamente cercano di farci credere di voler cambiare il sistema e, in realtà, sperano di perpetuarsi al potere:
Il risultato di questa politica è sotto gli occhi di tutti: la mediazione (che è un’arte) si è trasformata in opportunismo (che è un difetto) per poi manifestarsi come una non-scelta (che in politica è un suicidio), chi vuole cambiare davvero deve spingere per aumentare sensibilmente le forme di partecipazione interna alla gestione della pubblica amministrazione che privilegi, soprattutto, le attitudini e le competenze
Noi che intendiamo la Politica come Servizio, non saremo mai complici delle politiche dell’”aggiungi un posto a tavola” prima e del “tira a campà” poi.
Patrizio Giugni